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BELLINZONAPensioni: la città dei Castelli «come la Corea del Nord»

22.10.19 - 11:31
Bufera attorno alla petizione dei dipendenti comunali discussa ieri dal Legislativo. L’MPS punta il dito contro il Consiglio comunale e il Municipio
Tipress (archivio)
Pensioni: la città dei Castelli «come la Corea del Nord»
Bufera attorno alla petizione dei dipendenti comunali discussa ieri dal Legislativo. L’MPS punta il dito contro il Consiglio comunale e il Municipio

BELLINZONA - La discussione sulla petizione sulle pensioni dei dipendenti di Bellinzona - andata in scena ieri sera durante la seduta di Consiglio comunale - è al centro di un dura presa di posizione del Movimento per il socialismo (MPS), che oggi spara sul Municipio e sul Legislativo della capitale. Entrambi «non smettono di stupire - scrive l’MPS -, confermando che ormai il gemellaggio tra la città dei Castelli e la Corea del Nord è in uno stato di forte avanzamento».

A sprigionare la scintilla è stata la decisione - su proposta del consigliere comunale PPD e sindacalista OCST Paolo Locatelli - di modificare l’ordine del giorno con l’inserimento della trattanda senza «che uno o più rappresentanti dei lavoratori e della lavoratrici che hanno firmato la petizione fossero sentiti», o «invitati a presenziare tra il pubblico», e senza fornire il testo della petizione a «chi si sarebbe espresso sul suo contenuto».

Un modo di fare «irrispettoso» incalza l’MPS, che evidenziando il silenzio generale in cui si è svolta la discussione parla di «farsa democratica» e punta il dito contro la maggioranza del Legislativo e in particolare contro i membri del gruppo socialista, «che nei giorni di festa si dichiarano strenui difensori dei diritti popolari o dei diritti dei lavoratori, per poi smentirli alla prima occasione».

«Vergogna» ma non un sorpresa secondo il Movimento, che sottolinea come «per i partiti presenti in Municipio, la questione delle pensioni del personale, il modo in cui al personale non è stato dato quel che era stato promesso e le forti diminuzioni delle rendite che si prospettano devono essere allontanate il più presto possibile dall’attualità politica, “risolte” il più lontano possibile dalla scadenza elettorale della prossima primavera». E l’intenzione dell’MPS in tal senso è molto chiara: «Lor signori non si facciano illusioni: questa macchia e questa vergogna saranno costretti a portarseli appresso e peseranno come macigni, ben al di là della scadenza elettorale».

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