Boris Bignasca spara a zero contro il Movimento "di famiglia". Su Facebook: «Mi ribello a questo declino»
LUGANO - La Lega non piace più al figlio del suo fondatore. Boris Bignasca, in un post pubblicato oggi su Facebook, ha lanciato un'aspra critica contro il Movimento di cui fa parte (fondato dal padre Giuliano nel 1991). Un messaggio duro, in piena rotta di collisione con i vertici del partito.
«Questa Lega non sarebbe piaciuta a mio padre» è il succo dello sfogo affidato ai social da Bignasca junior, che della Lega è deputato in Parlamento. Nel mirino del granconsigliere un presunto immobilismo del partito, che definisce «la Lega delle cadreghe, che non cambia mai la marcia».
A indispettire Bignasca, in particolare, la recente decisione dei Consiglieri di Stato leghisti (e del governo) di non bloccare i ristorni dei frontalieri, ma non solo. Il partito è accusato anche di «non combattere la burocrazia» e di «non lottare abbastanza contro i cassamalatari».
Una critica a trecentosessanta gradi, che non risparmia i candidati ai vertici delle aziende pubbliche. «Anziché parlare dei temi che interessano alla gente - il lavoro, le tasse, la troppa burocrazia, eccetera - si sprecano carta e inchiostro per una “campagna elettorale” personale in vista del rinnovo dei CdA pubblici».
Un atteggiamento che «non sarebbe piaciuto al Nano» e che «pian piano non piace più nemmeno ai ticinesi» secondo Bignasca, che conclude con una dichiarazione di rivolta. «Ad aprile gli elettori ci hanno mandato un segnale chiarissimo: in un solo colpo abbiamo perso quattro deputati. Non capire che occorre un forte cambiamento nella linea politica, e una discontinuità su alcune nomine, significa solo continuare a pensare al proprio orticello personale e di "partito", invece che al bene del Cantone e della sua gente. Io mi ribello a questo declino del Movimento fondato da mio padre!»