I Verdi attacano il comportamento del presidente del Cda dell'EOC e stigmatizzano il silenzio delle principali forze politiche: «In Ticino le istituzioni sono ormai solo un mezzo di potere»
BELLINZONA - Nonostante l'annunciato decreto di abbandono da parte del procuratore generale, non si placa la polemica attorno all'Sms inviato da Paolo Sanvido a Giovanni Pedrazzini. «Esso è figlio di una cultura totalmente sbagliata», deplorano i Verdi del Ticino in una nota odierna stigmatizzando il comportamento del presidente del Cda dell'EOC e attaccando «il silenzio» delle principali forze politiche cantonali. «In Ticino la cultura della cosa pubblica è quasi spenta. Le istituzioni sono ormai solo un mezzo di potere».
E questo caso, secondo gli ecologisti, è solo la punta dell'iceberg in un cantone dove «non si indigna più nessuno». Neppure quando il presidente dell'EOC offre via messaggio il posto da primario a un suo amico «in barba a qualsiasi procedura di concorso».
La punta dell'iceberg perché secondo i Verdi questo è diventato «lo specchio di un Ticino nel quale non ci riconosciamo più, come probabilmente non vi si riconoscerebbero più i principali protagonisti della vita politica di qualche decennio fa». Gli ecologisti vedono un disamore per la cosa pubblica e verso lo Stato. «Le numerose vicende controverse di questo quadriennio, come Argo 1, o le modalità in cui si è glorificato il settore della moda, rivelatosi in realtà nient’altro che una lavatrice fiscale sono lì a provarlo».
I Verdi, quindi, ritengono «corretto» chiedere un passo indietro a Sanvido. «Siamo comunque consapevoli che difficilmente avverrà proprio per mancanza di cultura ed etica» e per questo «chiediamo agli elettori valutare le forze politiche anche in rapporto alla gestione del proprio potere». Perché il 7 aprile si avvicina a grandi passi. «Vi è la possibilità di lanciare un bel segnale».