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CANTONE"Prima i nostri", l'UDC non molla

18.02.19 - 13:24
In occasione della “festa dei lavoratori” ticinesi ribadita la volontà di attuare la preferenza indigena nei vari settori
"Prima i nostri", l'UDC non molla
In occasione della “festa dei lavoratori” ticinesi ribadita la volontà di attuare la preferenza indigena nei vari settori

BELLINZONA - In occasione della “festa dei lavoratori” ticinesi tenutasi sabato 9 febbraio 2019 a Lugano, l’UDC ha ancora una volta ribadito la necessità di attuare la preferenza indigena nei vari settori, come deciso dal 58% della popolazione con la votazione sull’iniziativa “Prima i nostri” del 25 settembre 2016.

«Se a livello cantonale il Parlamento ha dato seguito alle varie iniziative per attuare la preferenza indigena nei settori pubblici e parapubblici, nei Comuni c’è ancora parecchio da fare» sottolinea l'UDC in una nota odierna. «Alcuni Comuni come Lugano, Bioggio e Alto Malcantone - prosegue il comunicato - hanno trattato il tema su proposta dei vari Consiglieri comunali dell’UDC, ma la maggior parte degli Enti locali non ha ancora adeguato i regolamenti alle nuove disposizioni cantonali».

L’UDC, di conseguenza, ha dato incarico alle varie sezioni comunali (i coordinatori Steve Ricci, Simone Orlandi e i loro colleghi della altre regioni hanno il compito di promuoverle) di voler inoltrare delle mozioni nei rispettivi Comuni affinché a breve Municipi e Consigli comunali possano «dar seguito a quanto sancito dal popolo e iscritto nella Costituzione cantonale che cita: “sul mercato del lavoro venga privilegiato a pari qualifiche professionali chi vive sul suo territorio per rapporto a chi proviene dall’estero (attuazione del principio di preferenza agli Svizzeri)”».

Per il settore privato, infine, l’UDC sottolinea di non voler «demordere» e sta valutando una nuova proposta per l’applicazione; quindi ricorda che prossimamente il popolo svizzero verrà chiamato ad esprimersi sull’iniziativa “Per un’immigrazione moderata (iniziativa per la limitazione)” che intende proporre la disdetta dell’accordo di libera circolazione delle persone, «la miglior soluzione che il Ticino possa auspicare», conclude.

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