Dopo il pareggio sull'entrata in materia di dicembre, il Parlamento si è nuovamente chinato sulla pretesa di risarcimento presentata da Matteo Pronzini. Con un nulla di fatto
BELLINZONA - Con 41 voti contro 31 (10 astensioni), il Gran Consiglio ha bocciato le conclusioni del Rapporto di maggioranza sulla pretesa di risarcimento contro i Consiglieri di Stato del deputato Matteo Pronzini. Il rapporto chiedeva che il Consiglio di Stato restituisse i rimborsi percepiti illegalmente, lasciando la possibilità al Governo di decidere se e quanto restituire, da luglio 2018. Bocciato anche l'emendamento del PPD che spostava l'asse temporale fino al novembre del 2011.
Durante la discussione, è intervenuto a nome del PPD Fiorenzo Dadò, che ha parlato di «atto di irresponsabilità civile che non si può sottacere e che bisogna chiudere nel modo meno disonorevole possibile». Gli ha fatto eco Germano Mattei, il quale ha precisato di essersi astenuto in dicembre per la mancanza, inaccettabile, di un terzo dei deputati durante la votazione.
Più duro nei toni, c'era da aspettarselo, Matteo Pronzini, che non ha partecipato al voto «perché si tratta di una pagliacciata e una presa per i fondelli della popolazione ticinese, che devono pagare tutto fino all’ultimo centesimo». Ha pure descritto il Parlamento come «arrogante con la popolazione e succube del Governo».
Il capogruppo del PLR Alex Farinelli ha ricordato che il Parlamento non è un tribunale, «non può stabilire se è stata violata una legge». Aspetto questo ribadito anche dal relatore di maggioranza Fabio Bacchetta-Cattori: «Spetterà poi al Consiglio di Stato prendere delle decisioni personali. Ma non è compito del Gran Consiglio dire loro quello che devono fare». Il deputato ha poi aggiunto che parte del Parlamento ha perso un po' di credibilità: «Siamo stati chiamati ad esercitare l'alta vigilanza. Questo è un rapporto che andava nella direzione di fare chiarezza, ma purtroppo la maggioranza del Gran Consiglio questa chiarezza non l'ha votata».