Cerca e trova immobili

CANTONECaso Rey-Sant’Anna: «Dopo le sentenze, restano le domande»

07.01.19 - 11:54
Matteo Pronzini interroga il Consiglio di Stato sulla procedura di identificazione dei pazienti e più in generale sulle false attestazioni nelle diverse strutture sanitarie del Cantone
Ti Press
Caso Rey-Sant’Anna: «Dopo le sentenze, restano le domande»
Matteo Pronzini interroga il Consiglio di Stato sulla procedura di identificazione dei pazienti e più in generale sulle false attestazioni nelle diverse strutture sanitarie del Cantone

BELLINZONA - Dopo la sentenza di assoluzione dei quattro giornalisti del Caffè, lo scorso mese di maggio, e quella di condanna del chirurgo Rey, lo scorso mese di settembre, Matteo Pronzini ritiene che il “caso Rey-Sant’Anna” - lo scambio di paziente consumatosi l’8 luglio 2014 in una sala operatoria della clinica Sant’Anna di Sorengo - lasci aperti ancora diversi interrogativi sulla sicurezza dei pazienti. Interrogativi che emergono dalle stesse carte processuali.

Dall’inchiesta penale a carico del dottor Rey è infatti emerso che, prima di quel tragico errore, alla clinica Sant’Anna non veniva applicata la procedura di identificazione dei pazienti “time-out” (modello internazionale raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità almeno dal 2009), né un’altra procedura standardizzata. La circostanza è stata confermata dallo stesso direttore sanitario della clinica davanti al Procuratore pubblico Bordoli.

Proprio su questo tema, fondamentale importanza per la sicurezza dei pazienti, le carte processuali raccontano un fatto sconcertante, come rileva lo stesso Pronzini. «Il 13 febbraio 2014, ovvero 5 mesi prima dei fatti, alla Sant’Anna ha avuto luogo l’ispezione da parte dell’Ufficio del medico cantonale, ai fini di verificare i requisiti essenziali per il rinnovo dell’autorizzazione all’esercizio. Ebbene, il protocollo ufficiale di quell’ispezione, accanto alla voce “Procedura Time out”, registra “conforme”».

«Una bugia», per Pronzini, perché il direttore sanitario della clinica ha confermato davanti al magistrato titolare dell’inchiesta penale che alla Sant’Anna la procedura “time out” è stata introdotta solo dopo i fatti.

Alla luce di questo, il deputato dell'MPS ha deciso di sottoporre al Consiglio di Stato alcune domande:

1. Il medico cantonale e le competenti autorità cantonali sono a conoscenza del fatto che il protocollo dell’ispezione effettuata dall’Ufficio del medico cantonale il 13 febbraio 2014 alla clinica Sant’Anna contiene una falsa attestazione in merito alla procedura di identificazione dei pazienti “time-out”?

2. Se sì, quando e come ne sono venuti a conoscenza?

3. Quali misure hanno intrapreso, ovvero intendono intraprendere, il medico cantonale e le competenti autorità cantonali al riguardo?

4. In generale, nell’ambito delle ispezioni dell’Ufficio del medico cantonale ai fini di verificare i requisiti essenziali per il rilascio/rinnovo dell’autorizzazione all’esercizio alle diverse strutture sanitarie del Cantone, quali modalità e quali misure specifiche vengono adottate onde scongiurare il rischio di false attestazioni?

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE