Secondo l'ambasciatore Pietro Mona, senza adesione la Svizzera rischia di perdere credibilità
BERNA - Firmare il Patto mondiale per la migrazione delle Nazioni Unite (Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration) è nel nostro interesse di piccolo Paese. Parola dell'ambasciatore svizzero Pietro Mona secondo cui, in un'intervista rilasciata al "Blick", la Svizzera rischia di perdere credibilità se dovesse rimanersene in disparte.
A parere del diplomatico ticinese, capo della delegazione che ha negoziato questo documento a New York, il patto dell'Onu dà alla Svizzera strumenti supplementari per negoziare accordi di riammissione con altri Stati, come l'Eritrea.
Un piccolo paese come la Svizzera, aggiunge, dipende dalla cooperazione internazionale. Ebbene, questo patto non vincolante di 34 pagine è il primo strumento a livello internazionale volto a far sì che gli Stati cooperino al ritorno dei propri cittadini.
Il fatto che la Confederazione rispetti già i 23 obiettivi di questo accordo non rappresenta un ostacolo sufficiente alla sua partecipazione, ha sottolineato Mona. Tra l'altro, ha spiegato, è in gioco la nostra credibilità. «Non possiamo esigere da altri Paesi che rispettino dei principi per i quali noi stessi non vogliamo impegnarci».
Il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration è stato adottato dall'assemblea generale delle Nazioni Unite in luglio e dovrebbe essere firmato ufficialmente durante una conferenza a Marrakech che si terrà il 10 e l'11 dicembre. Gli Stati Uniti, l'Austria, l'Ungheria e l'Australia hanno già deciso che si asterranno. A questi Paesi potrebbe aggiungersi la Polonia. Diverse commissioni parlamentari hanno chiesto al Consiglio federale di non approvare il documento finché le Camere non avranno esaminato le implicazioni politiche di questo testo. Il Consiglio federale vorrebbe firmalo, ma con riserva
«La migrazione è un argomento che suscita parecchie emozioni, è risaputo», ha commentato l'alto funzionario del Dipartimento federale degli affari esteri. Il patto è il frutto di trattative fra 192 Stati. «È comprensibile che non tutti in Parlamento siano d'accordo con l'insieme gli aspetti evocati nel testo», ha detto Mona al quotidiano zurighese. «Noi, tuttavia, abbiamo dato tutto per ottenere il miglior risultato possibile». Insomma, il patto così come è uscito dalle discussioni è in linea con i nostri interessi.
L'accordo enumera dieci principi e 23 obiettivi generali per migrazioni sicure, ordinate e regolari. Si tratta di un catalogo di misure che diverge col diritto svizzero per quanto attiene alla detenzione in vista di un allontanamento o espulsione di minori di almeno 15 anni. La legislazione elvetica consente questo tipo di detenzione, mentre il patto raccomanda di evitare simili misure.