Matteo Pronzini, alla luce delle perizie le cui conclusioni evidenziano un privilegio «senza base legale», chiede al Consiglio di Stato «il rispetto della verità nelle risposte»
BELLINZONA - Le rendite pensionistiche dei consiglieri di Stato sono al centro del dibattito politico. Dopo la presentazione da parte dell’Mps dei risultati delle perizie dell’esperto di diritto costituzionale e amministrativo Etienne Grisel, Matteo Pronzini presenta ora al Consiglio di Stato un’interpellanza composta da otto domande affinché «faccia chiarezza sulla questione» permettendo al Parlamento di affrontarla nel migliore dei modi.
«Il versamento del supplemento sostitutivo AVS agli ex consiglieri di Stato è illegale». È questa la conclusione a cui era giunto l’Mps dopo la perizia del professor Grisel su “pensionopoli”. «Da anni gli ex-consiglieri di Stato percepiscono un supplemento sostitutivo AVS (cioè un importo di 22'560 franchi annui) senza alcuna base legale».
Stando alla Legge sull’onorario e sulle previdenze a favore dei membri del Governo, un consigliere di Stato, alla fine del proprio mandato, percepisce una pensione, fissata in percentuale dello stipendio ricevuto. In pratica il consigliere riceverà questa somma per tutta la vita, ma potrà anche continuare a lavorare. E fintanto che non supererà, tra pensione e salario, lo stipendio precedente (245'000 franchi) non avrà nessuna decurtazione. «Da ormai molti anni, però, il Governo ha deciso che il consigliere di Stato che lascia la carica deve essere considerato un “pensionato anticipato” (anche se magari ha solo 40 o 50 anni) e così gli deve essere riconosciuto anche il supplemento per chi va in pensione anticipata» aveva precisato l’MPS. Un diritto che «senza alcuna base legale».
Pronzini chiede ora al Governo di «rispondere ad alcune domande che non richiedono una grande elaborazione, ma solo il rispetto della verità nelle risposte» affinché «faccia chiarezza in modo che la questione possa essere affrontata dal Parlamento».
Di seguito le otto domande dell’interpellanza:
1. Di indicare per ogni anno, dal 1998 al 2018, il numero di ex Consiglieri di Stato che hanno incassato effettivamente la rendita sostitutiva AVS;
2. Di indicare per ogni anno, dal 1998 al 2018, l’ammontare complessivo versato agli ex Consiglieri di Stato a titolo di rendita sostitutiva AVS;
3. Di comunicare per ogni anno, dal 1998 al 2018, quanti sono stati i Consiglieri di Stato o ex Consiglieri di Stato che hanno riscattato degli anni di contribuzione;
4. Di comunicare, caso per caso, a quanto è ammontato il prezzo d’acquisto per un anno di riscatto e il numero di anni riscattati;
5. Di comunicare se queste somme sono state calcolate, come aveva affermato a suo tempo il presidente del Consiglio di Stato, facendo riferimento alle tabelle utilizzate dall’IPCT;
6. Di precisare su quali parametri sono basate le tabelle utilizzate ai fini del calcolo del prezzo di un anno di riscatto, per quanto attiene in particolare ai fattori riguardanti:
a) l’entità di un anno di riscatto per rapporto al numero di anni necessari per il conseguimento della rendita massima (1:40 o 1:15?);
b) l’età media del pensionamento (è stata considerata un età media di pensionamento di 63, 62, 58 anni, oppure un’altra età media? - in tal caso pregasi di indicare quale);
7.Se ha proceduto a sospendere, a titolo prudenziale, il versamento della rendita sostitutiva AVS come richiesto dal MPS in data 24/25 settembre 2018;
8.Se è a conoscenza dell’esistenza della perizia interna all’amministrazione sui trattamenti pensionistici del Consiglio di Stato (e su questioni connesse).
«La trasparenza dov'è?» - La decisione dell'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio di permettere la consultazione «solo in loco» di due documenti citati nel decreto di non luogo a procedere emesso dal Procuratore generale Andrea Pagani sul caso dei rimborsi non è inoltre piaciuta a Pronzini: «Mi pare non si riesca a fare quel necessario passo verso una completa trasparenza che, è indubbio, i cittadini e le cittadine sentono come indispensabile».
Per il deputato si tratta di un comportamento «che sembra voler nascondere qualcosa o scoraggiare i deputati a prendere atto delle informazioni. Mentre invece, proprio per le polemiche che hanno investito il Parlamento e la sua mancanza di controllo e trasparenza, si dovrebbe mutare atteggiamento».