Cerca e trova immobili

CANTONECanapa, un silenzio che imbarazza: «La verità è che manca la volontà politica»

19.09.18 - 21:08
Un'interrogazione sul tema presentata due anni fa da 34 deputati è tuttora inevasa. Käppeli: «Vogliamo aspettare che diventi un’emergenza per fare qualcosa?»
Ti Press
Canapa, un silenzio che imbarazza: «La verità è che manca la volontà politica»
Un'interrogazione sul tema presentata due anni fa da 34 deputati è tuttora inevasa. Käppeli: «Vogliamo aspettare che diventi un’emergenza per fare qualcosa?»

LUGANO - Quello della canapa è un tema perennemente d’attualità. Proprio settimana scorsa il Consiglio nazionale ha bocciato (104 voti contro 86) un’iniziativa parlamentare che chiedeva di procedere a una sua liberalizzazione controllata. A livello cantonale però tutto tace. Un’interrogazione presentata il 26 ottobre 2016 da 34 granconsiglieri dal titolo “Il mondo si muove. Noi stiamo a guardare? Tredici domande per una politica ticinese in materia di cannabis che protegga efficacemente i giovani e riduca i costi sanitari e sociali a carico della collettività” è infatti, dopo quasi due anni, tuttora inevasa.

«Con la scusa che il tema è di competenza federale non lo si vuole affrontare», lamenta Fabio Käppeli, primo firmatario dell’atto parlamentare. «Abbiamo un Programma cantonale di prevenzione per tabacco e alcol, ma manca quello per la cannabis nonostante l’impatto che questa droga ha sui giovani. Forse da noi non c’è ancora “un’emergenza cannabis”, ma vogliamo aspettare che lo diventi prima di fare qualcosa?». Anche in seno al PLRT c'è una certa reticenza nell’affrontare l’argomento, ci conferma il giovane deputato in Gran Consiglio. Forse anche per la presenza di due correnti di pensiero opposte: una aperta alla regolamentazione, l'altra favorevole allo status quo.

Legalizzazione totale a Basilea - La proposta avanzata qualche settimana fa dalla sezione basilese del PLR è invece esplicita: legalizzare tutte le droghe, anche quelle considerate pesanti come cocaina ed eroina. Per i liberali-radicali renani bisognerebbe lasciare ad ogni individuo la responsabilità di consumare ciò che vuole, anche se ciò può essere dannoso per la salute: «Non bisogna vietare, ma legalizzare, controllare e tassare».

A livello nazionale il pensiero del partito è invece piuttosto diviso. La presidente Petra Gössi si dice scettica su un’eventuale liberalizzazione, visto che per lei «la Svizzera dispone di una politica antidroga che funziona bene e invidiata dagli altri Paesi». Il consigliere federale ticinese Ignazio Cassis ha invece più volte ribadito di essere favorevole a un mercato regolamentato, anche per quanto riguarda la cocaina.

L’individuo al centro, non la droga - Eppure negli ultimi anni in molti Stati vi è un cambio d’approccio per quanto riguarda la cannabis (l’ultimo in ordine di tempo è il Sudafrica). «Anche da noi dobbiamo essere più aperti e pronti a sperimentare nuove vie, come quella della regolamentazione», sostiene Käppeli, precisando che anche per chi la pensa come lui l’obiettivo ultimo è quello di ridurre il consumo: «Molti studi hanno già dimostrato che la regolamentazione non porta a un aumento dei consumi. Anche la Commissione federale per le questioni relative alle dipendenze sostiene che il proibizionismo ostacola la prevenzione».

Più risorse - Pur essendo aperto alla ricerca e alla sperimentazione di nuove regolamentazioni delle droghe a 360 gradi, per Käppeli oggi bisogna rimanere sul discorso legato alla cannabis sperimentando una regolamentazione di questa sostanza e in seguito, se i risultati saranno positivi, valutare se è possibile un indirizzo simile anche per altre droghe: «In Svizzera la politica dei quattro pilastri (prevenzione, terapia, riduzione dei rischi e repressione) è sbilanciata a favore di quest’ultima - continua -. Regolamentando il mercato vi sarebbero delle entrate, come funziona per alcol e tabacco, che potrebbero essere destinate proprio alla prevenzione. Introiti fiscali che per quanto riguarda la cannabis, per la Confederazione, sono stimati da 300 a 600 milioni di franchi».

Meno costi - I benefici di una regolamentazione non sarebbero però solo finanziari - togliere denaro agli spacciatori per metterlo nelle casse dello Stato -, ma anche sociali e sanitari. «Uno studio preliminare dell’Università di Berna ha mostrato che il 91% dei campioni esaminati, alcuni dei quali provenienti dal Ticino, conteneva sostanze altamente nocive come metalli pesanti e pesticidi», sottolinea Käppeli ricordando pure come la Svizzera sia il terzo Paese al mondo con il più alto consumo giovanile di canapa.

No alla vendita nei supermercati - Un mondo senza droghe «non è immaginabile», ma la preoccupazione nasce quando da pratica estemporanea si cade in una dipendenza. Ne è convinto anche il granconsigliere PLR. Il modello su cui punterebbe è quello dei cosiddetti “social club”, degli spazi chiusi in cui si sa cosa si fuma e in cui si viene sensibilizzati sui pericoli legati al consumo di droghe. Insomma, dei luoghi nemmeno troppo differenti dai noti “coffee shops” di Amsterdam, dove, ricorda Käppeli «il consumo di cannabis è più basso rispetto alla Svizzera».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

vulpus 5 anni fa su tio
Ancora una volta è dimostrata l'incapacità dei politici di affrontare il problema. È stata fatta una proposta , la si discuta e si decida. Lasciarla nel cassetto dimostra unicamente una immaturità paurosa dei dipartimenti DI e DSS. Probabilmente questo problema non provoca dichiarazioni roboanti contro immigrati e stranieri o verso qualcuno che non ne è coinvolto. E neppure provoca investimenti inutili per i soliti accatastatori di fieno. Manca il coraggio civico di affrontare discorsi, seppur delicati ma importanti sotto tutti gli aspetti.

Meno 5 anni fa su tio
Bravo Käppeli, seppur non ne condivido sempre le idee in questo caso i suoi ragionamenti non fanno una grinza.

pillola rossa 5 anni fa su tio
Negli anni Trenta vennero studiati nuovi materiali ad alto contenuto di fibra per l’industria, materie plastiche ricavate dalla cellulosa del legno, e venne anche studiata la possibilità di fabbricare la carta col legno della canapa. Infine con l’olio già si producevano in grande quantità vernici e carburante per auto. Proprio in quegli anni il magnate del petrolio Henry Ford costruì un prototipo di automobile in cui sia la carrozzeria che gli interni e persino i vetri dei finestrini erano fatti di canapa. Quest’auto pesava un terzo di meno, e anche il carburante che la faceva muovere era di canapa. Negli anni Trenta la canapa era diventata matura per servire come fonte abbondante di materie prime per numerosi settori dell’industria. Un’industria molto più sostenibile per l’ambiente rispetto a quella che conosciamo. Purtroppo queste promesse non furono mantenute. Si erano allora già costituiti dei grossi interessi che si contrapponevano alla canapa. Con il petrolio si incominciavano a produrre materiali plastici e vernici, e la carta di giornale della catena Hearst era fabbricata a partire dal legno degli alberi con un processo che richiedeva grandi quantità di solventi chimici, forniti dalla industria chimica Du Pont. La Du Pont e la catena di giornali Hearst quindi si coalizzarono. Con una martellante campagna di stampa durata anni la cannabis, chiamata da allora con il nome di "marijuana", venne accusata di essere responsabile di tutti i delitti più efferati riportati dalla cronaca del tempo. Il nome messicano "marijuana" era stato scelto con cura al fine di mettere la canapa in cattiva luce, dato che il Messico era allora un paese "nemico" contro il quale gli Stati Uniti avevano appena combattuto una guerra di confine. Inoltre era un termine sconosciuto in America, per cui l’opinione pubblica, sentendo parlare di una droga tanto pericolosa, non poteva certo immaginare che fosse l’innocuo e gentile farmaco chiamato cannabis dalle proprietà rilassanti, che come blando effetto collaterale poteva provocare solo una moderata allegria. Approfittando anche del fatto che l’America degli anni Trenta attraversava una profonda crisi economica, con milioni di disoccupati e un’opinione pubblica esasperata alla ricerca di qualcuno con cui prendersela, nel 1937 venne approvata una legge che proibiva la coltivazione di qualsiasi tipo di canapa. Da notare che non venne proibita solo la canapa ricca di resina, ma anche la normale canapa coltivata. Da notare inoltre che non di semplice proibizionismo si tratta, ma di iperproibizionismo, tanto più iper quanto più ingiustificato. In America ancora oggi vanno in galera ogni anno alcune centinaia di migliaia di persone solo perché trovati a fumare qualche sigaretta. Da notare che il proibizionismo è stato determinante nel diffondere l’uso consumistico della canapa, mentre prima esisteva solo quello medico. Da notare infine che, a conti fatti, l’unico proibizionismo che ha veramente funzionato, è stato quello nei confronti della canapa per uso industriale, il vero obiettivo della proibizione, oltre che della canapa medica. Wake up!

siska 5 anni fa su tio
Risposta a pillola rossa
Ben spiegato e chiaramente:) Oggi i politici e non solo sono ancora seduti sui loro fissi pensieri....

elvicity 5 anni fa su tio
Risposta a pillola rossa
ah, non sapevo... grazie dell'informazione. io la vedo come Käppeli. Perchè usare/consumare roba sintetica se ci sono alternative meno invedenti

pillola rossa 5 anni fa su tio
Risposta a siska
Si chiama lavaggio del cervello

siska 5 anni fa su tio
Risposta a pillola rossa
Ah ah ah pillola rossa semplice parola...ma é un gigante di immane proporzione.

TI.CH 5 anni fa su tio
Non è che per caso hanno le mani in pasta anche loro?

TI.CH 5 anni fa su tio
Magari hanno il loro giro d'Affari.

Evry 5 anni fa su tio
Chiaro atteggiamento o decisione, no! Pensate perchè .

SosPettOso 5 anni fa su tio
"...«In Svizzera la politica dei quattro pilastri (prevenzione, terapia, riduzione dei rischi e repressione) è sbilanciata a favore di quest’ultima..." Nel nostro piccolo, si traduce in troppi soldi al DI (magistrati e polizia) e troppo pochi a socialità e salute (DSS)... Mica facile togliere soldi al Gobbi per darli al Beltraminelli (che da buon PPD, sicuramente predica l'astensione). "....vi sarebbero delle entrate, come funziona per alcol e tabacco..." Proprio il tabacco è un esempio: le tasse non servono alla prevenzione ma vanno all'AVS per coprire i rendimenti scadenti dei mannagger...

Meno 5 anni fa su tio
Risposta a SosPettOso
Si infatti i soldi dell'AVS vanno solo e unicamente ai manager, è un mistero come fanno a tirare fuori altri soldi per gli assicurati.... giàaa...

sedelin 5 anni fa su tio
é un tabù, basta leggere certi commenti di gente che scrive senza conoscere e approfondire. rimaniamo nell'ignoranza e diamo spazio ai criminali che é meglio (secondo la sciura dòmina e altri ignoranti (=non vogliono sapere).

BRA_Zio 5 anni fa su tio
Risposta a sedelin
Ok, però poi guadagnano i soliti imprenditori che già fiutano l affarone. E, Ok lo stato incassa le tasse, che nell articolo dice vadano per la prevenzione. Io sai cosa prevedo e non mi va? Visto che tutto vien legalizzato devi prevedere cure personale ecc x tutte quelle persone che si sballeranno. Non saranno poche e le terapie non economiche. Chi paga? I soliti : io e te ecc con premi cassa malati che salgono del 20-40Ok. Però poi guadagnano i soliti. Ok s incassano tasse. Che nell articolo dice vadano per la prevenzione. Io invece sai cosa prevedo? Visto che tutto vien legalizzato devi prevedere cure personale ecc x tutte quelle persone che si sballeranno. Non saranno poche e le terapie non economiche. Chi paga? I soliti : io e te ecc con premi cassa malati che salgono del 20-40% in pochi anni. in pochi anni.

sedelin 5 anni fa su tio
Risposta a BRA_Zio
????

Meno 5 anni fa su tio
Risposta a BRA_Zio
I soliti imprenditori? Ma che discorso è? Ogni imprenditore ha i suoi settori, e anche se fosse? potresti dire questo di tutti gli imprenditori... che senso ha questa frase quindi? Quello che dimentichi è che la gente già si sballa (e le sostanze non sono controllate e quindi potenzialmente più pericolose) e GIÀ ADESSO questa gente crea costi, costi che sono già a carico delle casse malati.

BRA_Zio 5 anni fa su tio
Risposta a Meno
È un business che se richiesto da certi, tipo io e te (o in altri tempi) non sarebbe stato permesso, invece ora che è crisi, l imprenditore che aspira questi guadagni ed è abb. raccomandato, sarà accontentato.

Gery 5 anni fa su tio
Sono mi malato cronico con ischemia neuropatica dovuta al diabete giornalmente devo prendere tanti farmaci tra qui oppiacei Targin con tutti i suoi contro indicazioni ora visto che per i malati di SLA e permessa come farmaco lo si potrebbe dare sotto forma di gocce anche ad altri malati non per questo gli oppiacei sono migliori solo vendi da case farmaceutiche che guadagnano milioni.
NOTIZIE PIÙ LETTE