«Disonesta e triste campagna di falsità». Così Manuele Bertoli risponde a un contributo sulla "Scuola che verrà" pubblicato dal vicepresidente Giovani UDC Ticino
BELLINZONA - Sulla “Scuola che verrà” è stato detto di tutto. Si stanno sprecando fiumi di inchiostro in questi giorni in vista della votazione di domenica 23 settembre. E a volte può capitare che i fiumi strabordino e facciano fuoriuscire informazioni non proprio corrette. L’ultima in ordine di tempo riguarda l’intervento del vicepresidente Giovani UDC Ticino, Diego Baratti, che in un contributo pubblicato anche sul nostro portale dal titolo «Non giochiamo con il futuro dei nostri giovani» contiene notizie giudicate “false” che hanno suscitato l’indignazione del Consigliere di Stato Manuele Bertoli, il quale ha voluto mettere “i puntini sulle i” e fare chiarezza su alcuni aspetti.
Pubblichiamo qui di seguito le sue precisazioni per intero:
In un contributo pubblicato su questo portale dal titolo “Non giochiamo con il futuro dei nostri giovani”, il signor Diego Baratti, vicepresidente Giovani UDC Ticino, dà seguito alla disonesta e triste campagna di falsità sul progetto “La scuola che verrà”, malgrado più e più volte esse siano state pubblicamente confutate e smentite.
Non giocare con il futuro dei giovani implica prima di tutto spiegar loro come stanno davvero le cose. Questo significa non dire falsità sui contenuti e gli obiettivi del progetto e significa fare riferimento alla sola versione del progetto che fa stato per la votazione sul finanziamento della fase sperimentale, ossia quella presentata nel Messaggio governativo del 5 luglio 2017, approvato dal Parlamento con l’aggiunta delle modifiche proposte nel rapporto di maggioranza.
In risposta alle numerose falsità propinate da Baratti:
1) l’abolizione delle note non è mai stata pensata, ipotizzata, né tantomeno scritta, in nessuna fase del progetto di riforma. Le note rimangono così come sono oggi;
2) l’abolizione di una media di entrata alle scuole superiori figurava nel rapporto in consultazione, ma è stata stralciata nel Messaggio governativo (punto 4.4.). Per accedere al liceo ci vorrà dunque sempre e ancora la media del 4.65;
3) i livelli (oggi presenti unicamente in due materie, in III e IV media) non sono semplicemente aboliti, ma sostituiti, investendo già a partire dalla prima media in laboratori a metà classe (ampliati da 2 a 8 materie), atelier con docente disciplinare e di sostegno, e altre forme didattiche che metteranno i docenti finalmente nelle condizioni di poter seguire più da vicino gli allievi e gestire così ancor meglio la loro diversità in un contesto unico, cosa che accade già oggi nella quasi totalità delle ore di lezione della nostra scuola media;
4) la parità di arrivo e l’eliminazione delle differenze, malgrado quanto insinua Baratti con un riferimento folkloristico al comunismo, non sono e non sono mai stati un obiettivo del progetto.
Sarebbero d’altronde obiettivi irrealizzabili e sbagliati. Con “La scuola che verrà” si vuol tendere ai migliori risultati possibili per ognuno, sia degli allievi bravi che di quelli meno bravi. La riforma si propone di accompagnare ogni allieva e allievo meglio e il più lontano possibile in base alle sue caratteristiche personali, senza pretendere di uniformare, ma anzi permettendo a ognuno di esprimere meglio le proprie potenzialità personali (ad esempio grazie a più opzioni).
I cittadini meritano un’informazione corretta e non una sfilza di fandonie dovute al fatto che Baratti è a corto di argomenti e non si è preso nemmeno la briga di informarsi sul progetto (che finge o pretende di conoscere). È un bene che si parli de «La scuola che verrà», ma è importante riferire correttamente delle proposte che fanno stato per la votazione del 23 settembre. Tutta la documentazione aggiornata è disponibile sul sito www.ti.ch/lascuolacheverra.
Non giochiamo con il futuro dei nostri giovani e con la democrazia, che è preziosa e va onorata anche attraverso una minima qualità del dibattito.