Netta l'opposizione del Partito popolare democratico all'iniziativa per un "Ticino laico" che vuole togliere alle Chiese lo statuto di ente di diritto pubblico
BELLINZONA - L'iniziativa che mira a togliere alla Chiesa cattolica (e a quella evangelica) lo statuto di ente di diritto pubblico ha già raccolto non le prime firme... ma le prime reazioni. Negativissima quella del Partito popolare democratico che parla di «tentativi di rimozione identitaria che si manifestano con una certa ciclicità». Il Ppd non va tanto per il sottile e attacca alcune delle persone che sostengono il progetto di modifica costituzionale, tra cui Gabriele Gendotti e Dick Marty che vengono definiti «ex consiglieri di Stato radical chic dalle robuste pensioni per l’occasione riemersi dalle nebbie di un passato dimenticato».
Secondo il Ppd questa iniziativa ha come preciso obiettivo quello di «annullare ogni possibile collegamento con la nostra storia e le nostre – innegabili! – radici cristiane».
Si tratterebbe, secondo il partito presieduto dal deputato Fiorenzo Dadò, di un «pericoloso tentativo attuato proprio oggi che sempre più persone, confrontate con la frenesia, la superficialità e l’egoismo di questo mondo globalizzato nel quale viviamo, si sentono vulnerabili e disorientate». Il Ppd parla di un tentativo di cancellare «secoli di tradizioni e di libertà portate avanti e soprattutto ottenute, con sudore e sangue, da coloro che ci hanno preceduti», ed equipara l'iniziativa a «guerre di religione, montate ad arte, dal sapore ottocentesco». Basta, conclude il comunicato, «con questi tentativi di boicottaggio della nostra identità in nome di un’uguaglianza dei diritti di tutte le comunità religiose. Così facendo saremmo sì tutti uguali, ma nel vagare senza meta e punti di riferimento». Da qui la sintesi: «Se volete cancellare la nostra identità, fatelo tra le vostre mura domestiche! Non in Ticino, né in Svizzera».