Il Consiglio federale ha consigliato di respingere la mozione di Fabio Abate che chiedeva di completare la legge federale tenendo conto dell'iniziativa "Salviamo il lavoro in Ticino»
BERNA - Le aziende estere che distaccano lavoratori in Ticino non saranno obbligate a rispettare i salari minimi proposti dal Consiglio di stato, e non ancora entrati in vigore, in applicazione dell'iniziativa popolare "Salviamo il lavoro in Ticino!", approvata il 14 giugno 2015. È quanto si deduce dalla risposta del Consiglio federale a una mozione del Consigliere agli Stati Fabio Abate (PLR/TI), mozione che l'esecutivo federale raccomanda di respingere.
Col suo atto parlamentare, il "senatore" ticinese - che si non ripresenterà alle elezioni del 2019 dopo vent'anni - chiedeva se non fosse il caso di completare la Legge federale sui lavoratori distaccati (LDist), prevedendo anche il rispetto dei salari minimi adottati a livello cantonale.
Attualmente, infatti, l'articolo 2 della normativa prevede che il datore di lavoro debba garantire «ai lavoratori distaccati almeno le condizioni lavorative e salariali prescritte nelle leggi federali, nelle ordinanze del Consiglio federale, in contratti collettivi di obbligatorietà generale e in contratti normali di lavoro...».
Per Abate è chiaro: «Qualora la legge d'applicazione ticinese dovesse entrare in vigore, «sarà fondamentale - tenuto conto della particolare situazione del mercato del lavoro del Cantone Ticino - poter rendere obbligatorio il rispetto di questi salari anche da parte delle ditte estere che distaccano lavoratori in Ticino (prestatori transfrontalieri di servizio)».
Stando al consigliere agli Stati PLR, la questione ha un respinto nazionale, e non riguarda solo il Ticino. Altri Cantoni, infatti, sono in procinto di adottare legislazioni analoghe.
Nella sua risposta il Consiglio federale ricorda l'importanza e l'efficacia delle misure collaterali volte a proteggere i lavoratori, sia a livello di condizioni di lavoro che di salari.
Tuttavia, diversamente dalle misure collaterali, l'introduzione di salari minimi da parte dei Cantoni serve a lottare contro la povertà. In base a una sentenza del Tribunale federale, il salario minimo è conforme al principio di libertà economica sancito dalla Costituzione e al diritto federale soltanto in quanto misura di politica sociale. L'inserimento nella LDist di una disposizione relativa ai minimi salariali, scrive il governo, sarebbe inoltre in contraddizione con il campo d'applicazione delle leggi cantonali.
Oltre a ciò, secondo il messaggio del Consiglio di Stato ticinese concernente la nuova legge sul salario minimo, «alla legge sono sottoposti tutti i rapporti di lavoro che si svolgono abitualmente in Ticino. (...) Sono pertanto esclusi i rapporti di lavoro che si svolgono solo in modo occasionale nel Cantone Ticino».
In linea di principio, dunque, i lavoratori distaccati non rientrano nel campo d'applicazione di questa legge cantonale. Una norma simile figura anche nei testi legislativi del Cantone di Neuchâtel.
Un ampliamento del campo d'applicazione delle leggi cantonali sui salari minimi mediante la modifica della LDist, per includervi anche i lavoratori distaccati, esula dalle competenze della Confederazione.