La sezione Ticino e Moesa dell'Unione sindacale svizzera critica le dichiarazioni del Consigliere federale sulle misure d'accompagnamento
BELLINZONA - Le parole di Ignanzio Cassis sulle misure di accompagnamento non sono passate inosservate. E hanno alzato un autentico polverone. Alle diverse voci critiche ora si aggiunge anche la sezione Ticino e Moesa dell'Unione sindacale svizzera (USS-Ti). «Dicendosi pronto a rinegoziare al ribasso le timide misure di accompagnamento esistenti attualmente, il sedicente rappresentante degli interessi dei ticinesi in Consiglio Federale ha indicato che si potrebbe mettere in discussione la procedura che obbliga i prestatori di servizi esteri ad annunciare i loro dipendenti alle autorità elvetiche almeno otto giorni prima dell'inizio del lavoro», attacca il sindacato.
Per l'USS-Ti, infatti, questa norma permette una verifica e costituisce una misura di controllo a protezione dei salariati. «Rimetterla in discussione - precisa il sindacato - significa pugnalare i lavoratori e danneggiare quella parte sana dell'economia che rispetta le regole».
Il sindacato conclude lanciando un'ultima (acuminata) frecciata al Consigliere federale ticinese: «Nella nostra realtà dove dilagano gli abusi, il dumping e dove si calpestano quotidianamente i diritti di chi lavora, l’uscita di Cassis risulta perlomeno irresponsabile. Ci si aspetta altro da chi è stato eletto a Berna per portare la voce del Ticino e non di certo per vanificare gli sforzi di contrasto al dumping salariale».