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L’Unione sindacale svizzera - Ticino e Moesa critica la riforma: «Un ricatto, indegno»
BELLINZONA - Il Comitato cantonale dell’Unione sindacale svizzera - Ticino e Moesa ha deciso di opporsi alla proposta il Consiglio degli Stati di concedere nuovi sgravi fiscali per le imprese. «Come sempre, in questi casi, i fautori degli sgravi hanno fatto appello a situazioni drammatiche», si legge nel comunicato, portando come esempi frasi come «i detentori di grandi patrimoni o di redditi milionari lascerebbero il nostro Paese», «le aziende sarebbero sottoposte a una concorrenza insopportabile rispetto a quelle degli altri Paesi» o ancora «l’Unione europea lo esigerebbe».
Per l’USS si tratta di «verità molto parziali e comunque non tali da giustificare riduzioni massicce delle entrate fiscali, di cui a farne le spese sarebbe l’intera società. Meno risorse alla Confederazione, ai cantoni e ai comuni significa infatti meno disponibilità in tanti settori: socialità (prestazioni complementari, istituti sociali, …), sanità (gli ospedali pubblici sono sempre più in difficoltà,…), scuola, politecnici, università, attività di ricerca,…Significa quindi indebolire lo Stato, il solo garante della qualità di vita della popolazione. E rafforzare il mercato, interessato solo a massimizzare i profitti da distribuire ai manager e agli azionisti».
«Ancora una volta, inoltre, per fare accettare gli sgravi, le Autorità non esitano a ricorrere ai ricatti e a proporre pacchetti inaccettabili. Questa volta lo strumento utilizzato è quello dell’AVS, “Se accettate gli sgravi fiscali, la Confederazione verserà all’AVS un contributo straordinario, la quale si troverebbe in difficoltà finanziarie”. Si tratta di un nuovo ricatto, indegno», conclude il comunicato dell’Unione sindacale svizzera -Ticino e Moesa.
