Il Partito Comunista chiede l’abolizione della conversione in prestito di parte degli aiuti e punta il dito contro la destra in Governo e in Parlamento
BELLINZONA - Sicuramente un passo avanti, ma «timido» e quindi insufficiente. Così il Partito Comunista ha commentato l’approvazione da parte del Consiglio di Stato del decreto esecutivo inerente gli aiuti allo studio, che prevede di rendere più accessibili le borse di studio attraverso diverse misure, tra le quali la riduzione da ⅓ ad 1/10 della parte convertita in prestito.
Una misura che andrebbe «direttamente abolita», in quanto «mina il diritto allo studio delle classi sociali meno abbienti e di quel famoso ceto medio che è sulla bocca di tutti», secondo il PC, che non addita il DECS quale responsabile ma le «maggioranze di destra sia in Governo sia in Parlamento che continuano a voler tagliare nella scuola pubblica e a non voler realmente affrontare i problemi di selezione sociale nell’educazione».
Nelle scorse ore, il Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti (SISA) ha consegnato alla Cancelleria dello Stato oltre 2’200 firme a sostegno della petizione “Per un rafforzamento delle borse di studio”. Firme che ora potranno «servire per far cambiare rotta ai granconsiglieri che avranno l'occasione di votare per investire di più nella formazione», conclude il PC.