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CANTONEPovertà fra i giovani: «No slogan, ma misure concrete»

27.02.18 - 06:15
La Gioventù Comunista prende atto dello studio pubblicato la scorsa settimana da Governo e si augura che la popolazione dia alla precaria situazione giovanile il peso che merita
Ti Press
Povertà fra i giovani: «No slogan, ma misure concrete»
La Gioventù Comunista prende atto dello studio pubblicato la scorsa settimana da Governo e si augura che la popolazione dia alla precaria situazione giovanile il peso che merita

BELLINZONA - La Gioventù Comunista prende posizione sullo studio pubblicato settimana scorsa dal Governo ticinese relativamente alla situazione di povertà fra i giovani. «La nostra è una società capitalista in cui le differenze di classe si riproducono in continuazione, finché non vi è un’azione collettiva dei lavoratori e degli studenti per stravolgere le priorità politiche del Paese. Quello che emerge dallo studio è infatti un quadro desolante, per rispondere al quale occorre sviluppare una politica di opposizione che non sia però sloganistica, ma concreta», si legge nel comunicato.

La Gioventù Comunista ritiene infatti che ai molti slogan sulle intenzioni di ridurre la povertâ giovanile non facciano seguito adeguate misure politiche. Tutt’altro. «Mentre ancora durante l'ultima seduta del parlamento i fautori di “prima i nostri” (che poi votano però contro i salari minimi, le misure accompagnatorie e l’estensione dei contratti normali di lavoro) hanno tentato di illudere i cittadini, il dato è che - frontalieri o meno - l’origine di classe dei giovani continua a influenzare il loro successo scolastico e professionale e lo Stato, al posto di intervenire per equilibrare queste discriminazioni sociali, taglia sulle borse di studio, come ha giustamente denunciato di recente il sindacato studentesco SISA».

A tal proposito, recentemente il deputato in Gran Consiglio Massimiliano Ay (Partito Comunista) ha chiesto che il Canton Ticino imposti non solo una strategia per prevenire il fenomeno dell’abbandono scolastico, ma che anzi valuti di estendere l’obbligo scolastico fino ai 18 anni e abolisca finalmente il numero chiuso per il “corso passerella” al liceo per quegli apprendisti che desiderano continuare gli studi. Proposte atte proprio a mitigare il vincolo fra origine sociale sfavorita e insuccesso scolastico e professionale.

La Gioventù Comunista si augura infine che la popolazione si renda conto della precaria situazione giovanile e dia a questa problematica il peso che merita.

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