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CANTONEAssistenza sociale: «Le risposte del CdS suscitano ulteriori domande e perplessità»

09.02.18 - 14:31
Matteo Pronzini torna a interrogare il Governo per nuove delucidazioni sul settore dell'assistenza
Assistenza sociale: «Le risposte del CdS suscitano ulteriori domande e perplessità»
Matteo Pronzini torna a interrogare il Governo per nuove delucidazioni sul settore dell'assistenza

BELLINZONA - Matteo Pronzini, ritenendo insufficienti le risposte fornite dal Consiglio di Stato all'interpellanza “Assistenza sociale: quale è il reale aumento dei beneficiari e come è evoluto?”, ritorna a porre nuove domande al Governo.

Qui di seguito gli interrogativi:


1. È preoccupato per l’evoluzione della situazione del settore dell’assistenza, della disoccupazione, del sottoccupazione, dei salari e dei redditi?

2. Ritiene il governo che per favorire “il confronto sul terreno di un’oggettività suffragata da dati e fatti concreti” bastino i dati dell’aiuto sociale o sarebbe meglio prendere in considerazione più indicatori? Ricordiamo ad esempio che le statistiche amministrative sono soggette a variazioni dovute a cambiamenti di legge. Ad esempio il numero di beneficiari di AFI/API può variare se si restringono i criteri per averne diritto. La stessa cosa vale per il sussidi di cassa malattia, per l’assistenza social, ecc.

3.Come mai non esistono studi commissionati dal Cantone sulle cause del maggiore aumento dei beneficiari dell’assistenza in Ticino rispetto alla media nazionale? Il governo è consapevole che questa tendenza è in atto dal 2011 eppure ad oggi, il 2018, non vi è un’analisi delle cause

4. Come mai non esistono studi commissionati dal Cantone sulle cause del calo dei salari mediani fra il 2008 e il 2014 e sul divario fra il salari mediani in Ticino e in Svizzera in generale e in alcuni rami? I dati sono stati pubblicati dall’UST il 30 ottobre 2015, ma a distanza di oltre due anni manca un’analisi

5. Come mai non esistono studi commissionati dal Cantone sull’evoluzione dei redditi delle economie domestiche in Ticino e sul loro potere d’acquisto?

6 . Cosa ha intrapreso il Consiglio di Stato per avere una visione più oggettiva e suffragata da dati e fatti concreti riguardo alla situazione sociale in Ticino? Ad esempio per conoscere l’evoluzione del reddito disponibile delle economie domestiche, o per valutare il numero di persone che, pur non avendo diritto alle indennità di disoccupazione, non figurano nelle cifre dell’assistenza perché sono a carico delle famiglie, o altro.

7. Visto che il governo ritiene importante dare una lettura complementare delle statistiche e dei dati , come mai ha sciolto la Piattaforma interdipartimentale “Monitoraggio della disoccupazione in Ticino” che si occupava proprio di questo? Ritiene che questi temi non siano più di attualità?

8. La statistica è uno strumento fondamentale per comprendere pianificare e gestire politiche settoriali, monitorandone e valutandone lo stato attuale e gli sviluppi futuri, afferma il governo. Ma come vengono pianificate, monitorate e valutate le politiche settoriali ora che la piattaforma interdipartimentale non esiste più e non esistono studi sulle cause di quanto sta avvenendo nel mondo del lavoro e in ambito sociale?

9. Facciamo un esempio concreto: il governo è cosciente, visto che lo scrive nella risposta, che la disoccupazione ILO e la sottoccupazione in Ticino sono fenomeni più marcati rispetto al dato nazionale, è cosciente pure che il numero della domande di assistenza chiuse è in costante calo negli anni mentre quello delle domande con almeno un pagamento è in costante aumento, segno che uscire dall’assistenza è sempre più difficile. Su base di quali statistiche e dati concreti ha quindi deciso di togliere gli assegni AFI/API alle famiglie di disoccupati e sottoccupati dove nessuno dei due genitori lavora al 100%? Esistono statistiche che provano che inviandoli in assistenza la loro situazione avrebbe subito un miglioramento in breve tempo? Oppure esistono dati che attestano che nel loro caso la disoccupazione e la sottoccupazione sono volontarie?

10. Di quanto sono aumentate le persone in assistenza (calcolate secondo il metodo USSI) in termini reali fra dicembre 2011 e dicembre 2012, fra dicembre 2012 e dicembre 2013, fra dicembre 2013 e dicembre 2014, fra dicembre 2015 e dicembre 2015 e nei primi 10 mesi di quest’anno? Fra dicembre 2015 e dicembre 2016 l’aumento è stato di 894 persone, si tratta di un record? Prendendo in considerazione i dati di diversi anni esiste davvero un rallentamento del fenomeno della crescita delle persone in assistenza?

11. Il governo nella sua risposta scrive: a fronte di un numero maggiore di persone bisognose rispetto al resto della Svizzera, soprattutto gli anziani attraverso le prestazioni complementari, il nostro Cantone presenta anche una quota di aiuto sociale in senso lato maggiore (nel 2015 14.1% della popolazione in Ticino aveva ricevuto una o più prestazioni a copertura del minimo vitale contro il 9,6% della media Svizzera) e che circa 50'000 persone hanno beneficiato di una o più prestazioni sociali di fabbisogno. Se a questi sommiamo anche le persone che hanno beneficiato ad esempio della RIPAM, si può affermare che, sebbene vi sia un rischio di povertà maggiore rispetto ad altre regioni svizzere, anche il numero ed entità delle prestazioni sociali sono maggiori, così come gli strumenti e le risorse dedicate alla lotta contro la povertà. Se gli strumenti e le risorse dedicate alla lotta contro la povertà sono maggiori come mai il bisogni della popolazione aumentano? Se disoccupazione e sottoccupazione aumentano, il salari e il redditi calano, gli indicatori di povertà e rischio di povertà peggiorano significa che gli strumenti messi a disposizione sono sufficienti? in assenza di studi che spieghino a cosa è dovuto il continuo aumento dei bisogni della popolazione e valutino le misure messe in atto, è possibile affermare con certezza che “il nostro Cantone sa rispondere in modo efficace e puntuale ai bisogni dei propri cittadini in difficoltà, attraverso un sistema articolato di prestazioni sociali’?


12. Governo e amministrazione si lamentano del continuo aumento di atti parlamentari, in particolare interrogazioni. Non ritiene il Consiglio di Stato che con un’informazione più ampia, coerente e neutrale il loro numero potrebbe scendere risparmiando ore di lavoro sia ai funzionari che ai deputati?

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