I Verdi del Ticino hanno deciso di non aderire al comitato a sostegno dell’iniziativa UDC “Per un’immigrazione moderata”. Chiusura alle persone e apertura ai capitali non possono andare a braccetto
BELLINZONA - Con una lettera aperta, i Verdi del Ticino hanno deciso di declinare l’invito del presidente dell’UDC cantonale Piero Marchesi ad aderire alla raccolta firme per l'abrogazione degli accordi bilaterali.
Pur sottolineando soddisfazione nel vedere lanciata un’iniziativa che aprirà un vero dibattito sul tema della libera circolazione «e non parziale come successo in passato per iniziative puntuali che di fatto non hanno portato a risultati concreti», i Verdi del Ticino ritengono infatti che l’iniziativa “Per un’immigrazione moderata” non sia il provvedimento più adatto per proteggere la popolazione residente.
Il fine non giustifica i mezzi - «Non è attraverso la chiusura delle frontiere che ci si può riuscire, ma con l’implementazione di un salario dignitoso per i lavoratori, favorendo l’assunzione dei residenti, promuovendo dei bonus fiscali per le ditte rispettose del territorio, dell'ambiente e sensibili alla formazione di apprendisti», si legge nel comunicato, misure che a detta dei Verdi non sono mai state appoggiate dai partiti borghesi, UDC in primis.
Incoerenza - I Verdi rimarcano poi un fondo di incoerenza negli intenti dei democentristi: «Se da una parte voi e altri partiti borghesi inneggiate alla libertà di mercato, l’apertura dei flussi finanziari e la deregolamentazione di mercati, dall’altra poi volete chiudere le frontiere e impedire la mobilità delle persone: non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca». Un modo di fare politica che non piace e che «distrugge il tessuto socio economico della nostra regione, mettendo in ginocchio famiglie intere devastate dagli effetti del dumping salariale».