Per il partito il “benefit” finora concesso ai dipendenti è anacronistico e anche un po’ provocatorio: «È come se i dipendenti pubblici ricevessero uno sconto sulle imposte»
BELLINZONA - Nell’ultimo sondaggio relativo all’iniziativa popolare “No Billag”, i cui risultati sono stati pubblicati nei giorni scorsi (vedi articolo correlato) è emerso che il 57% degli interrogati voterebbe sì all’abolizione del canone televisivo.
Il PPD ticinese, prendendo atto «con preoccupazione» dei risultati «che non possono essere banalizzati vista indispensabilità di un ente radiotelevisivo pubblico» chiede ora ad ogni attore coinvolto di fare la propria parte, in particolare proprio alla SSR (e quindi alla RSI).
In particolare, il partito trova «totalmente anacronistico, e anche provocatorio, che la maggioranza dei dipendenti della SSR (in Ticino della RSI) non paghino il canone radiotelevisivo. È come dire che i dipendenti pubblici possano beneficiare di uno sconto sulle imposte o che ricevano un sussidio dello Stato per pagarle; nessuno accetterebbe e mai si sognerebbe di fare una simile proposta».
Con un canone che diventerà - di fatto, iniziativa permettendo - un’imposta universale, «serve essere credibili e essere da esempio, non fornire su un piatto d’argento argomenti ai sostenitori dell’iniziativa». «Il PPD Ticino si appella quindi alla RSI e alla sua Direzione affinché, da subito, senza attendere la revisione del CCL o altre scappatoie pretestuose, sia soppresso il pagamento del canone dei dipendenti da parte dell’azienda. Un gesto di responsabilità indispensabile, in un momento in cui la sopravvivenza di questo importante Ente radiotelevisivo risulta seriamente messa discussione, così come la pubblicazione del sondaggio sta a dimostrare», conclude il comunicato.