Il Gran Consiglio ha respinto la mozione presentata a suo tempo da Sergio Savoia ed ereditata da Tamara Merlo
BELLINZONA - «Si sa quanta nicotina c’è nelle sigarette, quanto alcol c’è in un determinato vino. Dovrebbe essere così anche con le droghe, non basta sapere “che fanno male”». È anche con questa premessa che si voleva introdurre in Ticino il “drug checking”, che permetterebbe da un lato una consulenza individuale per un consumo più responsabile delle sostanze stupefacenti, e dall’altro un miglior controllo del mercato delle droghe illegali.
Il rapporto che chiedeva di respingere la mozione presentata da Sergio Savoia e cofirmatari nel febbraio del 2010 (nel frattempo ripresa da Tamara Merlo) è però stato approvato da 48 votanti, (18 i no e 8 gli astenuti). Quindi, almeno per ora, non se ne farà nulla. Ad esprimersi in favore di questi test era stata la sinistra. Il centro-destra, così come la Commissione sanitaria, ritiene invece che il “drug checking” non sia uno strumento efficace per raggiungere gli obiettivi dei cosiddetti quattro pilastri: prevenzione, terapia e reinserimento, riduzione del danno, controllo/repressione
Dal canto suo, il direttore del DSS Paolo Beltraminelli ha ribadito che la problematica viene presa sul serio, ma ha anch’esso ritenuto il progetto inefficace, oltre che difficilmente applicabile a una realtà come quella del Ticino, diversa da quella delle grandi città.