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Il Consiglio federale risponde a due interpellanze dei consiglieri nazionali Lorenzo Quadri e Beat Arnold, preoccupati dalla possibilità di integrare religiosi musulmani nell'esercito svizzero
BERNA - Mancano le condizioni per integrare religiosi musulmani in seno all'Assistenza spirituale dell'esercito. È quanto afferma il Consiglio federale rispondendo oggi a due interpellanze dei consiglieri nazionali Lorenzo Quadri (Lega/TI) e Beat Arnold (UDC/UR), preoccupati dalla possibilità, ventilata dal comandante di corpo Philippe Rebord, di assumere imam nell'esercito svizzero.
La libertà di credo e di coscienza è un diritto costituzionale di cui godono tutti i militari, sottolinea il governo, ricordando che le forze armate non operano distinzioni per quanto riguarda l'appartenenza religiosa.
Il capo dell'esercito, aggiunge l'esecutivo, non ha fatto alcuna dichiarazione concernente un qualsivoglia riconoscimento di diritto pubblico di comunità religiose musulmane. Le sue dichiarazioni riguardavano esclusivamente l'Assistenza spirituale dei militari. Il governo riconosce che quest'ultima rischia di non essere più in grado di adempiere in modo soddisfacente il proprio compito senza il reclutamento di personale musulmano specializzato.
Oggi mancano tuttavia le condizioni per integrare religiosi musulmani nell'esercito. Sono necessari: una formazione teologica riconosciuta in Svizzera o negli Stati limitrofi, una lealtà inequivocabile nei confronti del nostro Paese e delle sue istituzioni, la disponibilità a sottostare alle strutture dell'esercito e ad assistere spiritualmente tutti i militari, indipendentemente dalla loro confessione, quali cappellani militari con il grado di capitano, precisa infine il Consiglio federale.
