Il Partito comunista condanna la decisione di obbligare anche le donne a partecipare alla giornata informativa dell’esercito
BELLINZONA - «Una nuova forma di messa sotto tutela della donna nel contesto di una militarizzazione crescente della società». È con questa definizione che il Partito comunista ha deciso di condannare la decisione della Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile e i pompieri (CG MPP) presieduta dal leghista Norman Gobbi, su proposta del ministro della difesa Guy Parmelin (UDC), di obbligare anche le ragazze a partecipare alla cosiddetta “giornata informativa” dell’esercito una volta compiuta la maggiore età.
«Non si tratta ancora della leva obbligatoria femminile - si legge nel comunicato stampa -, ma è un primo passo in quella direzione. Il governo e la destra hanno per obiettivo quello di procedere a un maggiore controllo sociale sulle nuove generazioni, che oggi avviene anche tramite l’arruolamento forzato e l’indottrinamento nelle caserme».
Secondo il Partito comunista «inserire più donne nell’esercito significa aumentare gli effettivi di un esercito già palesemente sovradimensionato». Al contrario bisognerebbe, secondo il partito, «abolire l’obbligatorietà del servizio militare e liberare energie umane e risorse finanziarie per progetti prioritari inerenti la sicurezza sociale e la risoluzione pacifica dei conflitti».
La condanna è rivolta interamente alla giornata informativa, definita «faziosa»: «Se il governo è tanto sensibile alla partita uomo-donna - conclude il comunicato stampa -, lasci stare le caserme e inizi a impegnarsi, garantendo la parità salariale delle lavoratrici e a ridurre l’età pensionabile!».