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BELLINZONALa tv italiana fa disinformazione e Norman Gobbi perde le staffe

14.04.17 - 08:03
La trasmissione "Nemo" confonde il tema dei valichi chiusi con quello dei frontalieri. Intanto Norman Gobbi arranca di fronte alle telecamere e sbotta: «Non dico più un c***o».
La tv italiana fa disinformazione e Norman Gobbi perde le staffe
La trasmissione "Nemo" confonde il tema dei valichi chiusi con quello dei frontalieri. Intanto Norman Gobbi arranca di fronte alle telecamere e sbotta: «Non dico più un c***o».

BELLINZONA – "Svizzera-Italia, battaglia sul confine". È il titolo del servizio mandato in onda nella serata di ieri, giovedì, dal programma "Nemo, nessuno escluso" di Rai 2. Oltre dieci minuti di trasmissione in cui la TV d'oltre confine fa totale disinformazione sulla questione dei valichi chiusi, mescolandola a quella dei frontalieri e a quella del turismo a luci rosse.

Gli svizzeri non ci vogliono più – Giù le barriere di notte per combattere il fenomeno delle rapine? Il conduttore Enrico Lucci è il primo ad alimentare il tarlo del dubbio. «Panico tra i puttanieri italiani che ogni notte vanno nei bordelli di Lugano», annuncia con ironia. Ben presto, per "Nemo", la paura delle rapine si trasforma in paura degli italiani. Dei frontalieri. "Gli svizzeri non ci vogliono più", si dice a un certo punto nel servizio.

Prima i nostri – Davanti alle telecamere spunta, tra gli altri, Massimiliano Robbiani. Leghista come praticamente tutti gli altri politici ticinesi interpellati. Che sollecitato sulle questioni occupazionali, apre il libro: «Se tutti i nostri residenti avessero un posto di lavoro, per conto nostro potrebbe entrare tutta l'Italia. Prima, però, diamo lavoro ai nostri. Abbiamo il 3% di disoccupazione. Per voi magari è poco, per noi è tanto».

La percentuale che fa discutere – E così si inizia a ironizzare sulla presunta bassa percentuale di senza lavoro in Ticino (nella consapevolezza che in Italia una simile percentuale sarebbe un lusso). E a questo punto il microfono passa al direttore del Dipartimento Istituzioni, Norman Gobbi. Questo, mentre l'occhio della telecamera mette in evidenza la prima pagina del Mattino con lo stesso Gobbi rappresentato come un eroe e con la Banda Bassotti a portare il tricolore in testa.

Giovani senza lavoro – Gobbi, di fronte alle domande incalzanti dell'inviato, dapprima illustra il suo punto di vista. «Sapete quanti lavoratori frontalieri ci sono da noi? Ben 63.000. Un lavoratore su quattro. Dieci anni fa erano la metà. Per noi è un problema. Abbiamo tanti giovani senza lavoro. Il 3% di disoccupazione vi sembra poco? Noi guardiamo per noi, voi guardate per voi».

Il sentimento anti italiano – Poi il ministro, complice probabilmente anche un servizio montato ad arte, inizia ad arrancare. L'inviato lancia la provocazione: c'è un sentimento anti italiano da parte del vostro partito nel vostro Cantone? E Gobbi abbocca. «Venga a vedere una partita tra Svizzera e Italia in Ticino. Gli animi sono parecchio accesi».

Scivolone – L'inviato rilancia. Cosa pensa dell'Italia? «L'Italia è uno splendido Paese – replica Gobbi –. Non ho detto Nazione. Ho detto Paese». Cioè? L'inviato chiede chiarimenti. E Gobbi scivola. «Non dico più un c***o».

Il degno epilogo – Siparietto finale tra Roberta Pantani, deputata "madre" della chiusura dei valichi, e l'onorevole Laura Ravetto, che per conto dell'Italia ha convocato d'urgenza l'ambasciatore svizzero a Roma. L'obiettivo? Avere chiarimenti. Dopo un approccio amichevole, le due politiche si lasciano trascinare in un chiacchiericcio infinito e incomprensibile. Probabilmente il degno epilogo di un servizio senza né capo, né coda.

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