La direttrice della Commissione di vigilanza LIA Cristina Bordoli Poggi ribatte alla raccolta di firme avviata da Rete Ticino per abrogare l’albo delle imprese
BELLINZONA - Cristina Bordoli Poggi, direttrice della Commissione di vigilanza LIA, ha deciso di non stare a guardare. Di fronte alla petizione per l’abrogazione della LIA lanciata dall’associazione Rete Ticino ha deciso di rispondere, in particolare per ribattere a quelle che definisce «affermazioni in parte errate, fuorvianti, e che non prendono in considerazione gli obiettivi generali della LIA». Bordoli Poggi non si lascia sfuggire l’occasione per punzecchiare Rete Ticino anche su uno dei cardini della vicenda, quello finanziario. Nel comunicato stampa diramato oggi, infatti, sottolinea come l’associazione promotrice «chiede per l’affiliazione una tassa di 150 franchi».
Diplomi esteri - «Alle imprese estere è illegale chiedere i diplomi», accusano i contrari all’albo. Bordoli Poggi risponde elencando i requisiti di ammissione, che richiedono un attestato federale seguito da 3 anni di esperienza, oppure 5 anni di esperienza in svizzera o una verifica tecnica. Questo vale per «tutti i richiedenti attivi sul territorio cantonale nei settori professionali assoggettati alla LIA, indipendentemente dalla sede dell’impresa», scrive.
Ditte svizzero tedesche - «Le ditte svizzere tedesche non pagano la tassa», sostiene la petizione. La legge «prevede la possibilità di non prelevare la tassa di iscrizione solo a determinate condizioni, ossia se la ditta richiedente l’iscrizione all’Albo LIA è già iscritta a un dispositivo simile nel suo cantone d’origine e ha già dovuto pagare una tassa per tale iscrizione», risponde l’Albo degli artigiani. Insomma, le ditte svizzero tedesche non devono pagare l’iscrizione se l’hanno già pagata nel loro cantone.
Cantiere fermato di recente - «Chi fa lavorare i non iscritti non è multabile», è un’altra contestazione. In questo caso la risposta arriva con un esempio: «Sottolineiamo che la Commissione di vigilanza ha la possibilità di ordinare il fermo lavori sul cantiere (dispositivo già peraltro applicato recentemente)», si legge nel comunicato. In un caso come questo il committente «deve chiarire la propria posizione e se del caso mettersi in regola per ottenere la revoca del fermo lavori».
Costo burocratico - Infine si parla proprio di soldi. Cristina Bordoli Poggi ricorda come il costo di iscrizione all’albo sia stato ridotto da 2mila a 600 franchi. «Siamo profondamente convinti che la LIA potrà esplicare gli effetti auspicati e raggiungere gli obiettivi solo se le viene concesso tempo sufficiente per la sua completa implementazione. Una volta superata la fase della prima iscrizione, è importante poter condurre la fase della vigilanza, avere sul terreno gli ispettori per i controlli sui cantieri, coordinare gli interventi con gli altri enti preposti, per moltiplicare gli sforzi e gli effetti nella lotta agli abusi e agli episodi di malaedilizia che hanno purtroppo segnato il recente passato nel nostro cantone».