Marco Chiesa spara a zero sul PPD dopo la decisione di non prendere posizione nell’ambito della votazione finale sulla preferenza indigena in Consiglio nazionale
LUGANO - L'UDC resta basita di fronte alla scelta del PPD di astenersi a prendere posizione, venerdì 16 dicembre, nell’ambito della votazione finale in Consiglio nazionale relativa al 9 febbraio.
«Dopo aver pesantemente criticato l’alleanza tra il Partito socialista, il Partito liberale radicale e i Verdi, alleanza che determinerà il sabotaggio della preferenza agli svizzeri sul mercato del lavoro, il PPD assume una posizione incomprensibile e schizofrenica», commenta un indignato Marco Chiesa. Che mette in discussione la buona fede di tutte le proposte popolari democratiche avanzate in aula.
«Malgrado il fatto che i parlamentari europeisti, contrari alla gestione autonoma dell’immigrazione da parte del nostro Paese, abbiano sistematicamente bocciato su tutta la linea il PPD in aula, e in barba al fatto che il PPD abbia denunciato ad alta voce il mostro burocratico che inevitabilmente la nuova legge creerà, lo stesso Partito, definitivamente allo sbando, si presta a fare il palo fuori dalla porta di Palazzo federale, proprio a coloro che davanti alle telecamere e ai microfoni di tutta la Svizzera aveva sempre rimproverato di arroganza e antifederalismo», prosegue critico il deputato UDC.
Chiesa spara a zero contro gli avversari politici: «Certo, non che ci si potesse attendere di meglio dal PPD, notoriamente a favore della libera circolazione e contrario all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, non che ci si potesse attendere un PPD a sostegno del modello dell’UDC che applica fedelmente l’articolo costituzionale 121a, ma una tale piroetta politica con conseguente flagrante zerbinaggio smascherato da un’indecente astensione, è al limite del patologico».
E conclude: «L’UDC Ticino si augura che almeno i rappresentanti azzurri ticinesi non si prestino a questa indegna sceneggiata. Ci stupiamo che proprio il gruppo guidato da un ticinese, pure candidato alla conduzione del partito cantonale, il Consigliere agli Stati Filippo Lombardi, non abbia il coraggio delle proprie azioni dopo aver spergiurato, agli svizzeri e ai propri elettori, di avere l’intenzione di rispettare il volere popolare».