Il Partito Socialista si oppone alla manovra di rientro di 200 milioni che andrebbe a penalizzare le classi più deboli e avvantaggerebbe i più ricchi
BELLINZONA - No alla manovra finanziaria di rientro. E' netta la posizione del Partito Socialista che, attraverso una nota, annuncia la sua opposizione, «con gli strumenti democratici a disposizione», alle «decisioni di Lega-PPD-PLR che colpiscono il ceto medio-basso della popolazione».
Secondo il PS, che punzecchia i tre partiti di governo definendo «il PLR renitente ad ogni forma di dialogo, La Lega incapace di mostrare la sua anima sociale e il PPD spettatore passivo all'evolversi dei fatti», «la manovra colpisce i più deboli e mette a repentaglio la coesione sociale del nostro cantone».
Forti di un'ampia maggioranza, gli esponenti in Commissione di PLR, PPD e Lega dei Ticinesi hanno firmato un rapporto di maggioranza che non tiene conto delle richieste del PS «di stralciare 6 misure per un ammontare complessivo di 18,23 milioni compensandoli altrimenti». «Invece di entrare nel merito di questa proposta - sostiene il PS - la maggioranza di governo è andata nella direzione opposta aggiungendo nuove gravi misure come il taglio alle borse di studio e un'ulteriore pesante riduzione dei sussidi di cassa malati».
Secondo il PS queste misure di risparmio non vanno altro che a colpire gli strati della popolazione che più fanno fatica a stare a galla e vanno a premiare le fasce più alte, alle quali sarebbero stati concessi sgravi fiscali «mascherati da politiche sociali».
Una manovra finanziaria portata da 185 a 200 milioni dal centro destra quindi che, secondo i socialisti, rappresenta «un ricatto impossibile da accettare».