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CANTONE«Cosa nascondono i dati SECO?»

08.08.16 - 07:57
Michela Delcò Petralli interroga il Consiglio di Stato
«Cosa nascondono i dati SECO?»
Michela Delcò Petralli interroga il Consiglio di Stato

BELLINZONA - Michela Delcò Petralli, deputata dei Verdi del Ticino in Gran Consiglio, si interroga e interroga il Consiglio di Stato sui dati offerti dalla Statistica dei disoccupati iscritti fornita dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO).

Secondo la granconsigliera, infatti, tale statistica offre una visione «solo parziale del problema dell’esclusione dal mondo del lavoro». «La stessa SECO e la Sezione del lavoro dell’amministrazione cantonale - sottolinea Delcò Petralli - consigliano e avvertono di usare in maniera complementare i dati della disoccupazione ai sensi dell’Ilo per offrire una visione più ampia e approfondita del fenomeno».

«Attualmente - prosegue la deputata - sappiamo solo quanti disoccupati esauriscono il diritto alle indennità, (e cosa fanno dopo due mesi) ma non sappiamo quanti, pur rimanendo iscritti agli URC, passano dallo stato di “disoccupati iscritti” a quello di “iscritti non disoccupati” e per quale motivo transitano da uno stato all’altro».


Al Consiglio di Stato vengono quindi poste le seguenti domande:

1 – Come mai in Ticino la percentuale dei “non disoccupati” iscritti è nettamente superiore alla media nazionale, in particolare per quanto riguarda chi non riceve un guadagno intermedio? Perché la loro percentuale è aumentata così tanto negli ultimi anni? Si tratta di persone che usufruiscono di misure “sociali” volte a migliorare le loro possibilità di integrazione nel mondo del lavoro ? Se sì, quante sono? E’ prevista una valutazione di queste misure?

2 – Visto che la statistica SECO è di tipo amministrativo e che i dati dovrebbero essere registrati presso gli URC, è possibile sapere in modo dettagliato quanti “disoccupati” effettivamente trovano un impiego e quanti invece escono dalla statistica perché sono al beneficio di una misura di occupazione o trovano uno stage temporaneo?

3 – A cinque anni dall’impennata delle misure di occupazione registrata nel 2011, quanti di questi “iscritti non disoccupati” hanno effettivamente trovato un impiego?

4 – Molti iscritti agli URC sollevano dubbi quanto all’utilità di alcuni corsi di formazione e altre misure di occupazione, questi sono scelti in funzione delle competenze della persona interessata e delle possibilità di trovare un impiego? Sono state predisposte delle misure per sapere se le persone coinvolte hanno trovato utili queste misure nella ricerca di un lavoro?

5 – Come mai nel Rapporto annuale di attività della Sezione del lavoro del DFE non figurano più diverse informazioni che figuravano fino al 2011, anno dell’entrata in vigore della LADI? In particolare:

a) quelle relative al numero medio di arrivi a fine diritto sul totale di persone che hanno aperto un termine quadro per la riscossione di indennità;
b) il numero medio di reiscrizioni sul totale di persone il cui dossier è stato chiuso negli ultimi 4 mesi;
c) il numero medio di entrate in disoccupazione di lunga durata sul totale dei disoccupati?

6 – Ai fini statistici, se una persona iscritta frequenta un corso di formazione o un periodo di occupazione e poi terminato questo rientra tra i disoccupati, come viene calcolato il periodo totale di disoccupazione? Al netto o al lordo del periodo di formazione?

7 – Mancano informazioni precise riguardo al tema dell’esclusione dal mondo del lavoro e alcune notizie di stampa possono creare confusione e contribuire a un’errata percezione del fenomeno. È prevista un’azione o una presa di posizione per ovviare a tale problema? La Carta della Statistica pubblica svizzera al punto 8 precisa che: "I servizi di statistica e i loro collaboratori sono tenuti a opporsi a qualsiasi tipo di rilevazione, elaborazione, analisi e presentazione di dati che potrebbe dar adito a interpretazioni errate".

8 – la “Piattaforma Monitoraggio della disoccupazione in Ticino” istituita nella scheda 17 delle linee direttive 2012-2015 si era già chinata su questo genere di questioni? Se sì con che esito? Se no, come mai? Che fine ha fatto questa “Piattaforma” che idealmente doveva fornire uno strumentario per avviare una serie di approfondimenti analitici, come precisa lo stesso Consiglio di Stato in risposta all’interrogazione n.186.13?

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