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BELLINZONAAgenzie di sicurezza: bisogna controllare le condizioni di lavoro

09.06.16 - 09:41
Agenzie di sicurezza: bisogna controllare le condizioni di lavoro

BELLINZONA - Gli enti pubblici fanno sempre più sovente capo ad agenzie di sicurezza per lo svolgimento di compiti di sorveglianza oppure di regolazione del traffico. Queste imprese private svolgono una funzione di utile complementarietà rispetto al personale di polizia che opera per il Cantone o per i Comuni.

È su questo tema che verte l’interrogazione presentata da Giorgi Fonio, Claudio Franscella e Nadia Ghisolfi.

«Un’analoga attenzione meriterebbe di essere rivolta alle condizioni di lavoro poiché, ad un loro esame, sorgono non irrilevanti interrogativi. La finalità pubblica del loro servizio contrasta infatti sovente con l’inadeguatezza delle condizioni entro le quali i dipendenti sono inquadrati ed operano» si legge nel testo che precede le domande.

Nella categoria vige un contratto collettivo di portata nazionale di carattere obbligatorio: «malgrado questa regolamentazione, le condizioni individuali di assunzione sono tali da lasciare prosperare situazioni di difficoltà e disagio. Sono ad esempio tutt’altro che isolati i casi di personale assunto con contratti a ore o su chiamata, che mantengono i dipendenti in situazioni di precarietà. Hanno ristrettezze e difficoltà immediate di reddito ma non solo; non raggiungendo le soglie che danno accesso alle relative coperture, finiscono per essere gravati da prospettabili carenze previdenziali a più lungo termine».

Secondo i fautori dell’interrogazione si tratta di forme contrattuali che configurano il dumping sociale e salariale, poiché non consentono di percepire un salario equo rapportato al costo della vita locale e precludono le possibilità di impiegare manodopera domiciliata, se non in forma precaria tale da dover ricorrere all’assistenza pubblica. Inoltre Fonio, Franscella e Ghisolfi denunciano anche carenze di materiale, come l’abbigliamento, le calzature, telefoni, torce, e rimborsi chilometrici.

Fatte queste premesse, chiedono al Consiglio di Stato se intenda adottare, tra i criteri che danno accesso a mandati pubblici, anche un’attenta valutazione delle condizioni effettive di lavoro del personale alle dipendenze delle agenzie di sicurezza, in modo da evitare che dietro l’assolvimento di prestazioni di interesse pubblico, si celino modalità lavorative inadeguate e fonti di precarietà per il personale.

 

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