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CANTONEAbolire l'immunità parlamentare, scatta l'iniziativa popolare

22.02.16 - 17:04
Abolire l'immunità parlamentare, scatta l'iniziativa popolare

BELLINZONA - Bocciata l'Inizativa parlamentare che chiedeva dei provvedimenti d’ordine/disciplinari più incisivi circa il comportamento dei deputati, Matteo Quadranti torna con una nuova iniziativa, questa volta nel tentativo di abolire l’immunità parlamentare.

Nella sessione parlamentare del 26 gennaio 2016 si era discussa l'Iniziativa parlamentare presentata da Quadranti per introdurre nella Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato e nella Legge organica comunale dei provvedimenti d’ordine/disciplinari più incisivi circa il comportamento dei deputati anche fuori dalle sedute del Gran Consiglio.

Come noto il Gran Consiglio, a maggioranza, aveva respinto l’iniziativa. «Va detto - segnala oggi lo stesso Quadranti - che da destra a sinistra del parlamento, tutti (qualcuno magari più coerentemente di altri) hanno quantomeno riconosciuto che i deputati debbano comportarsi in modo intelligente senza dover ricorrere a offese e minacce sui social network e, ovviamente, non solo».

Tra i motivi fondamentali che sono stati avanzati per respingere quella iniziativa vi erano:

- i deputati, fuori dall’aula, devono essere messi al pari di ogni cittadino e quindi in caso di offese, minacce o altri possibili reati ai danni di colleghi o terzi, devono anche essi far capo alle norme applicabili per tutti, ovvero codice penale e civile a tutela della propria persona e del proprio onore;
- il Presidente del Gran Consiglio, o anche l’intero Ufficio presidenziale o Gran Consiglio, non sono autorità giudiziarie che possano decidere provvedimenti disciplinari al di fuori dell’aula;
- i deputati debbono prendersi il “rischio della libertà”,e quindi anche la responsabilità di una tale “libertà di offendere e/o minacciare”.

«A quanto pare - sottolinea Quadranti - che il problema del degrado evidenziato nella precedente iniziativa esista è un fatto riconosciuto da tutti».

Nei dibattiti si era detto che i provvedimenti disciplinari decisi dal Presidente del Gran Consiglio potevano avere senso proprio perché vi è oggi l’immunità parlamentare ma che per il resto erano comunque «sgraditi» in quanto il Presidente non è una autorità superiore ma «un pari».

Per Quadranti «non avendo senso mantenere il privilegio dell’immunità parlamentare nemmeno ha più senso lasciare al presidente di adottare "indigesti" provvedimenti d’ordine».

Lo stesso Direttore del Dipartimento Istituzioni, On. Norman Gobbi, in merito al caso del sergente di Polizia che ha pubblicato post razzisti, aveva dichiarato che «un agente è come un consigliere di Stato: nella vita pubblica, come in quella privata, deve avere una condotta quasi da beatificazione».

«Se quindi tanto deve valere dal Consigliere di Stato al poliziotto o funzionario, allora non vi è motivo perché non valga anche per il gran consigliere», aggiunge Quadranti che, in occasione dei lavori della nuova Commissione speciale ad hoc per la Revisione della LGC, propone di abolire, nella Legge sul Gran Consiglio e i rapporti col Consiglio di Stato (LGC), l’immunità parlamentare e, in parte, i provvedimenti d’ordine (art.51 e 52).

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