S’avvicinano le elezioni e i dipartimenti sfornano al ritmo di un ufficio stampa. Ecco il confronto tra un anno fa e oggi. Il deputato Pamini: «C'è squilibrio a vantaggio degli uscenti»
BELLINZONA - Preparatevi, il barometro avvisa che la tempesta sta per arrivare. Nei primi cinque giorni di febbraio i singoli Dipartimenti hanno prodotto 11 comunicati stampa. Esattamente un anno fa, nell’identico periodo, la macchina di Palazzo si era fermata a cinque. Quasi la metà. Un caso? Oppure l’avvicinarsi delle elezioni intensifica la comunicazione? In un’interrogazione presentata ieri i deputati Udc Cleto Ferrari (ex collaboratore di ministro) e Paolo Pamini, cofirmatario, sollevano il problema. Auspicano dei limiti, per «non offrire ai nostri consiglieri di Stato la tangenziale molto allettante dell’apparire al posto dell’essere e soprattutto fare». E chiedono al Cantone una statistica degli editti di Palazzo.
I numeri dicono… - Un lavoraccio in cui Tio/20Minuti si è cimentato, confrontando il numero di comunicati emessi negli ultimi due mesi di gennaio e dicembre, con quello dello stesso bimestre, ma di un anno fa. Le cifre sono ricavate dal sito ufficiale ti.ch, che archivia in ordine cronologico il materiale. Risultato? Si conferma un aumento complessivo - 77 contro 65 un anno fa - dei comunicati stampa. Non un’esplosione, vuoi perché il bello deve ancora venire, vuoi perché i cinque veleggiano già a su quote elevate. La comparazione tra periodi mostra che i dipartimenti di Vitta e Bertoli hanno pigiato sul gas. Il Decs in particolare ha messo la freccia superando di slancio le Istituzioni di Gobbi. L’unico che fa un passo indietro è il Dss di Beltraminelli che ha dimezzato i comunicati.
Gli squilibri in campo - «La sensazione - spiega Paolo Pamini - è che i comunicati vengano utilizzati per scopi differenti dal solo informare… La mediatizzazione porta a questo ed è anche comprensibile. Osservo però che nelle legislature passate c’era un uso più formale. L’importante è evitare l’abuso di questo mezzo». Il deputato evidenzia quindi un altro aspetto, ovvero «lo squilibrio che c’è nella gara elettorale tra gli uscenti e i candidati esterni. Da un lato a Frapolli è stato chiesto giustamente di lasciare la direzione del Turismo, dall’altro chi è già al governo continua a buttar fuori comunicati e guadagna esposizione».
Febbre da interrogazione - Dopodiché non è che gli stessi deputati si risparmino nell’uso di atti parlamentari a go-go… «Certo la stessa dinamica può applicarsi ai parlamentari uscenti che si ripresentano. Io ho cercato di mantenere una certa costanza nei quattro anni. C'è però una sostanziale differenza: l’atto parlamentare se lo scrive il deputato, le comunicazioni governative utilizzano invece l’amministrazione e i soldi del contribuente».