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TICINOMichele Moor: "Banchieri a Berna sottorappresentati"

19.10.07 - 12:01
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Michele Moor: "Banchieri a Berna sottorappresentati"
LUGANO - “Sono l’unico banchiere privato ticinese e uno dei più giovani in Svizzera”. Parola di Michele Moor, quarantadue anni, di Cureglia, sposato con Caroline, due figlie, presidente della Società Svizzera degli Ufficiali e contitolare di Wegelin & Co., banca privata sangallese e originariamente protestante. In una società secolarizzata parlare di banche protestanti può sembrare anacronistico. “Ma ciò dimostra che la filosofia e l’identità che ci contraddistinguono affondano nella storia” dice Moor, che spiega: “Non è scontato che una banca di origini sangallesi e protestanti accetti un ticinese cattolico come contitolare”.

Sfumature confessionali a parte, il banchiere ha deciso di correre per le elezioni federali presentandosi nelle liste del PPD per tre motivi: “Il primo - dice Moor - concerne i valori cristiani, valori che guardano con tolleranza a culture e religioni diverse ed esprimono quello spirito di apertura che è alla base del nostro pensiero occidentale. In secondo luogo il PPD è un partito che, a differenza di altri, ha il coraggio di accettare la presenza al suo interno di correnti diverse facendole dialogare. Infine, il PPD mi offre l’opportunità di rappresentare in modo credibile ed efficace il mondo economico e lo spirito liberale che lo anima”.

Spirito liberale sì, ma anche responsabilità sociale: “La responsabilità sociale dell’imprenditore è molto importante. Con la crisi delle borse dei primi anni del 2000 molte banche hanno proceduto a tagli del personale. Noi di Wegelin & Co., invece, abbiamo deciso di mantenere intatto l’organico e di non licenziare. Superata la crisi, il personale ha contraccambiato, mostrando una forte motivazione che ha assicurato alla nostra banca uno dei più alti tassi di crescita del settore. La capacità di esprimere dei valori e di agire con coerenza è dunque molto importante. Altri esempi sono la nostra scelta di assumere solamente personale residente in Ticino e quella di sostenere progetti filantropici come la Fondazione Pestalozzi, la Fondazione Solaqua e la Fondazione Edunámica”.

La crisi dei mutui ipotecari ad alto rischio, emersa negli Stati Uniti durante la scorsa primavera, sta penalizzando fortemente i mercati finanziari. A questo proposito abbiano rivolto alcune domande a Michele Moor nella sua veste di banchiere:

Alcuni giorni or sono Bernanke, numero uno della Federal Riserve americana, ha dichiarato al Congresso statunitense che le conseguenze dei mutui ipotecari ad alto rischio, noti come subprime, saranno peggiori delle previsioni più pessimistiche. Svizzera e Ticino non sembrano per ora soffrirne troppo…

"Finora la piazza finanziaria svizzera (eccezion fatta per UBS) è stata solo sfiorata dal problema dei prestiti subprime; è comunque prematuro poter valutare e prevedere le conseguenze reali per l’economia del nostro paese. La Svizzera è uscita indenne dal problema e questo mi solleva e tranquillizza, anche se un’incognita è ancora rappresentata da uno dei nostri due maggiori istituti di credito: Credit Suisse".

Che sviluppo immagina per la piazza finanziaria ticinese? Manterrà un carattere Lugano-centrico?

"Wegelin & Co. ha inaugurato, negli scorsi giorni, una succursale a Locarno. La particolarità della nostra strategia di crescita risiede nell’importanza che riserviamo alla clientela svizzera ed alla vicinanza che vogliamo offrirle. Infatti, il 60% della nostra clientela è svizzera e siamo la banca privata con più succursali sul territorio nazionale. La scelta di aprire a Locarno va dunque in questo senso. Una banca che privilegia la clientela straniera, probabilmente, non avrebbe fatto altrettanto. La piazza di Lugano ha del potenziale per un ulteriore sviluppo ma ciò non significa che a Locarno e Bellinzona non vi sia l’esigenza di attingere a conoscenze finanziarie".

Gli investitori hanno comprensione per il recente momento di volatilità nei mercati, o dopo anni di buoni risultati delle borse la tendenza è quella di uscire dagli investimenti azionari per andare magari su quelli a reddito fisso che offrono ora rendimenti più allettanti?

"Le strategie di fondo non dovrebbero essere soggette a reazioni emozionali. Non penso che sia il caso di invitare i risparmiatori a fuggire dal mercato azionario. Ad esempio, per un investitore con un portafoglio composto dal 50% di obbligazioni e dal 50% di azioni, non vedo, per il momento, i presupposti per cambiare. Consiglio comunque al risparmiatore di controllare la provenienza dei titoli che ha in portafoglio e verificare che non ci siano titoli che potrebbero essere toccati dal “fenomeno dei mutui ad alto rischio”. Le banche che hanno lavorato in modo non serio e hanno offerto prodotti di pessima qualità ne pagheranno - come dice Bernanke - le conseguenze".


Uno sguardo agli indici…

"La maggior parte degli indici americani ed europei mostrano un saldo positivo rispetto all’inizio dell’anno, diversamente dall’indice svizzero che sconta una precedente sopravalutazione, una situazione questa che le nostre analisi avevano già previsto diverso tempo fa".

Il franco svizzero sembra essersi definitivamente allontanato dalla parità di 1,55 contro euro, alla quale ci eravamo abituati negli ultimi anni. È ipotizzabile un ritorno ad un franco svizzero più forte o ci dobbiamo abituare a questi nuovi "livelli di equilibrio"?

"E’ ancora troppo presto per parlare di nuovi livelli di equilibrio; quelli attuali non sono comunque definitivi. Per quanto riguarda il franco svizzero, eventuali movimenti sul fronte dei tassi d’interesse e su quello geopolitico possono cambiare l’attuale situazione. Ricordiamoci che il franco è ancora una moneta rifugio, anche se appare evidente che non si tornerà tanto presto ad un cambio di 1,55. Ricordiamoci anche che l’Europa non potrà tollerare a lungo un euro così forte".

Qualche settimana fa a Berna il Consigliere federale Leuthard, nel suo intervento in occasione della Giornata dell’Associazione svizzera dei banchieri, ha invitato al rispetto delle regole e al senso di responsabilità, affermando che devono essere visibili per la popolazione. Quanto è importante la trasparenza? Quanto si concilia con la tradizionale discrezione elvetica nel settore finanziario e bancario?

"Le regole vanno rispettate, su questo non si discute. Il sistema svizzero prevede un sistema di controlli ampiamente sufficiente, controlli che, semmai, a volte appaiono eccessivi. Il sistema di sorveglianza non deve inibire o compromettere il funzionamento di un settore economico. Un eccesso di regolamentazione può compromettere la nostra competitività. Nei confronti del cliente la trasparenza è comunque fondamentale. Alcuni tipi di strumenti finanziari, come gli hedge funds, sono spesso poco trasparenti anche per quanto riguarda i costi. Il successo di Wegelin & Co. nel campo dei prodotti strutturati è da ricercare anche nella grande trasparenza, e la trasparenza - come dimostrano diversi studi di mercato – viene ricompensata".

Lei condivide la tesi del Direttore dell’Associazione svizzera dei banchieri secondo cui a Berna il mondo economico è sottorappresentato?

"Sì, la condivido. Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a candidarmi per il Consiglio Nazionale. Il settore finanziario produce una parte molto importante del benessere del nostro paese, ma coloro che lo rappresentano a pieno titolo a Berna sono troppo pochi. Pensi che in Ticino sono l’unico vero rappresentante del mondo bancario. Non dimentichiamo che non solo il settore finanziario in senso stretto, ma anche l’indotto che genera rappresentano un importantissimo volano di sviluppo per la nostra economia".

p.d'a.

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