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CANTONENoi, ragazzi con il sogno di una casa di design

11.05.18 - 06:05
Il progetto di tre studenti della Supsi: una piattaforma social dove condividere tendenze d'arredo. «Non è vero che metter su casa non ci interessa più: ci interessa in modo diverso»
Noi, ragazzi con il sogno di una casa di design
Il progetto di tre studenti della Supsi: una piattaforma social dove condividere tendenze d'arredo. «Non è vero che metter su casa non ci interessa più: ci interessa in modo diverso»

LUGANO - Forse non è poi così vero che i giovani non inseguono più come una volta il sogno di una casa; che preferiscono viaggiare, accumulare ricordi ed esperienze, investire denaro sulle persone invece delle cose. E se per caso – o per errore, o ancora meglio per provocazione – lo accenni a Jetmir Bajramoski, che sulla casa dei millennial costruisce il suo futuro e il business, risponde: «Davvero? Io invece dico che entro il 2020 i millennial rappresenteranno oltre il 50% del mercato del design d'arredo».

L'incontro del vecchio col nuovo - Ventun anni, al terzo e ultimo di ingegneria gestionale alla Supsi. Con il suo progetto, che mercoledì si è guadagnato le lodi della giuria di banca Raiffeisen e un premio di 2'500 franchi come "miglior business plan 2018", vuole «fare incontrare design e mondo social» e rilanciare «un settore ancora troppo legato a schemi vecchi», che non lo valorizzano anzi rischiano di intralciarlo. Perché invece non dotarlo di uno strumento moderno, capace di moltiplicarne la visibilità, raggiungere profili e platee altrimenti esclusi, lontani da quelle riviste cartacee che ormai restano prerogativa di generazioni più mature?

L'intuizione in un'aula d'ingegneria - Ecco dunque D PX Design Personal Experience, «il primo social network interamente dedicato al design: una community che mette in connessione utenti privati, designer e brand». L'intuizione, ricorda Jetmir, origini macedoni, è nata in maniera del tutto imprevedibile. «Un nostro compagno girava in aula con l'immagine di un modello di poltrona di cui si era innamorato. Era in cerca di informazioni, voleva sapere dove e come comprarla per metterla nel suo appartamento. A noi si è accesa la lampadina».

Jetmir, Luca, Alessio: e adesso? - Noi: cioè lui, il ceo originario di Soletta e in procinto di rientrare in Svizzera tedesca per un master a Berna; Luca D’Agostino, che ha curato l'aspetto finanziario; Alessio Mattiello, che invece ci ha messo la tecnica. I loro percorsi di studi presto si separeranno: hanno scelto master diversi l'uno dall'alto. «Ma io la squadra non voglio cambiarla. Se devo andare avanti, voglio andare avanti con loro».   

La chiave del successo: personalizzare - Sbarco ipotetico sul mercato: 2021. Pareggio dei conti al terzo anno, 15 milioni di fatturato al quinto. Ma i millennial non erano quelli che volevano essere liberi, non mettere radici? «Sì, ma prima o poi tutti mettono su famiglia. È vero, i giovani di oggi non sono più quelli di una volta. Hanno interessi diversi: condividere qualsiasi cosa sui social, personalizzare ogni aspetto della loro esistenza, avere tutto a portata di click. E noi rispondiamo perfettamente a questi tre bisogni».

Prezzi inarrivabili? E chi l'ha detto - Attraverso un luogo virtuale dove filo conduttore è il design, con i suoi prezzi inabbordabili solo nel pregiudizio. Uno spazio in cui si postano scatti e li si correda di informazioni, in cui ci si aggiorna sulle novità del settore, sui trend del momento e, magari, si trae spunto per quello che sarà il nuovo salotto.

E sia: guadagniamoci su - Qualcosa a metà fra un Instagram e un Facebook con visualizzazioni, like, commenti e anche la possibilità di guadagnare: «Se taggi l'oggetto e un tuo follower lo compra, guadagni royalties. Le aziende sono propense a pagare questo tipo di pubblicità: le abbiamo intervistate al Salone del mobile di Milano e hanno manifestato grosso interesse. Inoltre, la nostra app potrebbe essere un'ottima rampa di lancio per designer emergenti».

Addio Ikea? «Non un competitor, è un partner» - Addio generazione Ikea, dunque? «No». C'è spazio per tutti, anche per il gigante scandinavo. «Non è un nostro competitor, ma un partner potenziale. Noi offriamo solo un canale diverso con il quale la gente può raggiungere i brand che ama o scopre di amare. Ikea ne fa parte. Ed è anche l'azienda che produce il maggior numero di riviste al mondo: pensiamo solo a quanto denaro e carta potrebbe risparmiare, tramite un'app come la nostra».

«Migliorare il mondo è compito nostro, non di altri» - Qui si pensa in grande, insomma. «Già. In fondo quest’idea ci ha fatto capire che per inventare basta pensare. Che molti miglioramenti nella vita di tutti i giorni potrebbero venire proprio noi. Perché lasciare agli altri il compito di farlo al posto nostro? C'è una cosa che ripeto sempre: l’uomo di Neanderthal forse non avrebbe saputo usare un cellulare. Ma il bambino sì».

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