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LUGANOCommessa a 1.300 franchi al mese, ecco dove

18.07.14 - 11:35
L'OCST fa il nome del negozio che ha assunto una frontaliera 23enne a una paga da fame e valuta la denuncia penale. Il negozio: "Ha insistito lei a farsi assumere"
Foto Tipress
Commessa a 1.300 franchi al mese, ecco dove
L'OCST fa il nome del negozio che ha assunto una frontaliera 23enne a una paga da fame e valuta la denuncia penale. Il negozio: "Ha insistito lei a farsi assumere"

LUGANO - "Al peggio non c'è limite". Inizia così il comunicato stampa dell'OCST che oggi rende pubblico il nome del negozio del centro di Lugano che ha assunto una ragazza frontaliera di 23 anni a 1.300 franchi al mese lordi riconosciuti per 12 mensilità.

Una paga da fame per gli standard svizzeri che aveva suscitato interrogativi in un mercato del lavoro ticinese sempre più cannibalizzato e dove non mancano i datori di lavoro che se ne approfittano.

Il negozio in questione si chiama MONTENAPOLEONE & CO. e si trova in via Marconi 2. Ieri il sindacalista dell'OCST Lorenzo Jelmini, contattato telefonicamente, ci aveva detto che la cifra che figurava sul contratto era effettivamente di 1.300 franchi al mese e che quindi, contrariamente a quanto succede di solito in questi casi di dumping salariali, il negozio non faceva figurare di versare un salario minimo mendace di 3.148,60 franchi, ossia il minimo previsto dal contratto normale imposto dal Cantone.

La ragazza prendeva 7 franchi e 14 centesimi lordi all'ora per un'attività a tempo pieno esercitata da una collaboratrice senza qualifica.

A partire dal 1° aprile 2013 - come ricorda l'OCST - "il lodevole Consiglio di Stato del Cantone Ticino, su proposta della Commissione Tripartita, aveva emanato un decreto concernente il Contratto normale di lavoro per il settore della vendita (negozi con meno di 10 addetti). Il salario minimo definito per Legge per una venditrice senza qualifica: franchi 17.30 all’ora (corrispondenti a franchi 3'148.60 al mese lordo). Una differenza salariale non riconosciuta di franchi 1'850. mensili lordi".

"Sorprende ed indigna - si legge nel comunicato - il tentativo (peraltro goffo) dei proprietari del negozio nel motivare l’importante differenza salariale: “ha insistito per farsi assumere”, “non ha esperienza nel settore”, “non avevamo bisogno di lei, l’abbiamo assunta per farle un piacere”".

OCST, su mandato ricevuto dall’associata, ancora durante la giornata di oggi, provvederà:

- ad avviare una causa civile presso la lodevole Pretura di competenza, postulando il buon Diritto alle differenze salariali non riconosciute ed al regolare periodo di disdetta;

- a segnalare all’Ufficio dell’Ispettorato del Lavoro la fattispecie per gli accertamenti e i provvedimenti che il caso impone.

Nei prossimi giorni, OCST si riserva inoltre di verificare gli estremi e, nell’evenienza, di procedere ad una segnalazione alla Magistratura  dell’ipotesi di reato di “sfruttamento dello stato di bisogno”.

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