Chiesti dieci anni di carcere, più l'espulsione, per il 56enne dimorante nel Luganese. La difesa chiede invece il proscioglimento.
LUGANO - «Il suo unico interesse per la piccola era di natura sessuale». È quanto ha detto la procuratrice pubblica Anna Fugamalli sul 56enne spagnolo dimorante nel Luganese accusato di avere, per anni, abusato sessualmente della sua figliastra.
La pubblica accusa ha quindi chiesto una pena di dieci anni di carcere, più l'espulsione dalla Svizzera per dieci anni e l'interdizione a vita di partecipare a qualsiasi attività professionale e extraprofessionale a contatto con minori. La difesa, al contrario, ha chiesto il proscioglimento dell'uomo e la sua immediata scarcerazione. La sentenza è attesa per giovedì mattina.
«Quella subita dalla vittima è stata una schiavitù psicologica e sessuale iniziata in tenera età», ha detto Fumagalli. «L'imputato, allo scopo di soddisfare le sue perversioni, l'ha portata avanti per ben dieci anni, fino al novembre del 2023».
«Lei ha parlato, ma non è successo nulla» - Il 56enne «ha mostrato il suo interesse sessuale verso la minore non appena è arrivata in Ticino, quando aveva 12 anni e ancora giocava con le bambole». Dopo il primo episodio di abusi «lei ha raccontato tutto alla madre, ma non è successo niente. E da lì ha taciuto per sempre, fino alla denuncia fatta lo scorso anno».
Gli abusi subiti «consistevano in rapporti sessuali completi, ma anche anali e orali. Quanto al loro numero, la vittima ha dichiarato che avvenivano in ogni momento propizio, e si riducevano solo quando la madre era più presente in casa. Dopo ogni episodio l'imputato le diceva inoltre di non dire niente a nessuno, se no sarebbe stata rispedita da sola nel suo Paese di origine».
La procuratrice sottolinea poi che l'imputato «ha fornito dichiarazioni contraddittorie in corso di inchiesta e nulla di quanto lui ha dichiarato ha trovato un riscontro oggettivo negli atti». Al contrario, «il racconto della vittima ha trovato conferma in quanto riferito dalle sue amiche e colleghe, con le quali la ragazza si era confidata».
Il riscontro della ginecologa - Ad avvalorare la tesi accusatoria vi è inoltre il referto della ginecologa della vittima, la quale ha confermato che in occasione di una visita avvenuta nel 2021 la giovane «le aveva detto di avere lo stesso partner sessuale da sei anni, ovvero da quando ne aveva 13».
Secondo il perito psichiatrico, inoltre, il 56enne ha un disturbo di personalità misto con tratti narcisistici, paranoidi e depressivi e «i suoi rapporti con gli altri non sono basati sullo scambio, ma sull'utilizzo dell'altro a scopo narcisistico». Nella figliastra, invece, è stata rilevata «una devastazione psichica di grave portata» e «i suoi comportamenti e stati emotivi rispecchiano quelli di una persona rimasta vittima di abusi sessuali».
L'uomo, ha infine fatto notare Fumagalli, non ha peraltro mostrato alcuna emotività in corso di inchiesta. «Se davvero ciò che ha raccontato la vittima fosse una menzogna, l'accusato dovrebbe mostrare della sofferenza. E invece nulla».
«C'era una relazione amorosa» - La parola è poi passata alla difesa. «Al contrario di quanto sostenuto dalla pubblica accusa, tra l'imputato e la figliastra è nata una relazione amorosa del tutto consenziente, e per questo va prosciolto», ha detto l'avvocato Pascal Frischkopf.
«Lei lo cercava molto spesso» - «Va evidenziato che una persona vicina alla famiglia ha riferito che "la figliastra chiamava molto spesso il patrigno al telefono, anche quando lui non poteva rispondere perché lavorava. Era strano che si sentissero così tanto e mi chiedevo cosa avesse da dire sempre al patrigno. A volte lui non rispondeva, ma lei insisteva"». La stessa testimone ha poi dichiarato che la giovane «mostrava un grande attaccamento verso il patrigno». Aspetto, questo, giudicato strano dalla difesa dato che l'uomo, secondo quanto sostenuto dalla vittima, «a quel tempo sarebbe stato il suo carnefice».
«Erano sempre attaccati» - La moglie dell'imputato, dal canto suo, «ha dichiarato che i due erano sempre attaccati, si abbracciavano e si coccolavano» e che il loro rapporto sembrava essere cambiato negli ultimi due anni. «Ed è proprio in questo periodo che i due, come riferito dal mio assistito, avrebbero iniziato la loro relazione», ricorda l'avvocato.
Secondo Frischkopf «non vi è dunque stata, da parte del 56enne, alcuna forma di coercizione o pressione psicologica. La relazione tra i due è nata in maniera spontanea».
Chat amorose su Whatsapp - Meritevole di nota, per la difesa, è inoltre il contenuto delle conversazioni intrattenute tra i due su Whatsapp. «Si coglie l'esistenza di un rapporto disteso. La figliastra dice chiaramente di amare l'imputato e di sentire la sua mancanza».
Frischkopf sottolinea infine come non vi sia nessuna prova agli atti che possa dimostrare che la vittima abbia subito alcun abuso sessuale. «Insisto che tutto questo non è mai successo. Non mi merito questo inferno», conclude l'imputato.