Solo due anni e mezzo sospesi in favore di un trattamento stazionario per il 20enne che abusò di tre bambine, compresa la sua sorellina.
«Già da minorenne l'imputato si è contraddistinto per l'estremo egoismo dimostrato nel voler soddisfare le sue più basse pulsioni». È con queste parole che oggi, alle Assise criminali di Lugano, il giudice Amos Pagnamenta ha annunciato la condanna del 20enne del Sottoceneri che abusò sessualmente della sua sorellina, di un'amica della sorellina e di una lontana cugina.
Il giovane è stato ritenuto colpevole di tutti i capi d'accusa: incesto, violenza carnale, atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, pornografia e rappresentazione di atti di cruda violenza.
La pena comminata, due anni e mezzo di detenzione sospesi in favore di un trattamento stazionario in una struttura chiusa, più l'interdizione a vita dallo svolgere attività che comportano contatti con minorenni, riflette però il fatto che il ticinese ha commesso la maggior parte degli abusi, nonché quelli più gravi, quando era ancora minorenne. E il giudice non ha nascosto un certo disappunto.
«Pene tanto esigue da risultare offensive per le vittime» - «Per quanto riguarda gli atti commessi prima della maggiore età, che sono di gravità estrema, la Corte deve attenersi al Diritto penale minorile. E quest'ultimo per questi reati prevede una pena massima, imbarazzantemente bassa, di un anno. Ci si deve tuttavia interrogare sull'adeguatezza di pene tanto esigue da risultare quasi offensive nei confronti delle vittime».
Oltre i 18 - A questo anno la Corte ha potuto aggiungere, per gli abusi commessi dall'imputato dopo il compimento dei 18 anni, soltanto un anno e mezzo. Questo, anche ritenuta la collaborazione da lui dimostrata in corso di inchiesta e la scemata imputabilità di grado lieve rilevata dal perito psichiatrico.
«Non si può escludere che ci avesse pensato» - «Non è dato sapere perché l'imputato abbia frenato il suo agire una volta maggiorenne», ha sottolineato Pagnamenta. «Non si può escludere che avesse ragionato sul fatto che le conseguenze delle sue azioni, a livello penale, a quel punto sarebbero state molto più gravi».
Durante il dibattimento svoltosi ieri mattina la pubblica accusa aveva chiesto una pena di tre anni e quattro mesi sospesa a favore di un trattamento stazionario in una struttura chiusa. La difesa aveva invece ritenuto adeguata una pena non superiore ai tre anni da scontare sotto forma di trattamento stazionario.