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CANTONE«Ha abusato di tutte le bambine che poteva raggiungere»

03.09.24 - 12:41
Parla il 20enne accusato di incesto e violenza carnale: «Non riuscivo a trattenere le mie pulsioni».
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«Ha abusato di tutte le bambine che poteva raggiungere»
Parla il 20enne accusato di incesto e violenza carnale: «Non riuscivo a trattenere le mie pulsioni».

LUGANO - «È iniziato tutto quando io avevo 12 anni e mia sorella 6. Ho esordito con degli strusciamenti, ma ho anche tentato la penetrazione». A raccontarlo, oggi alle Assise criminale di Lugano, è un 20enne del Sottoceneri che per anni ha abusato sessualmente della sua sorellina, di un'amica della sorellina, nonché, in un periodo di tempo più limitato, anche di una lontana cugina.

Per lui la pubblica accusa ha chiesto una pena di tre anni e quattro mesi sospesa a favore di un trattamento stazionario in una struttura chiusa. La difesa ha invece chiesto una pena non superiore ai tre anni da scontare sotto forma di trattamento stazionario. La sentenza è attesa per domani alle 16.30.

«La colpa è solo mia» - «In corso di inchiesta lei ha dichiarato di aver agito in risposta a quelle che ha definito "delle provocazioni" da parte delle vittime», ha osservato il giudice Amos Pagnamenta durante l'interrogatorio. «Certe cose le vedevo come provocazioni, ma in realtà erano miei stimoli sessuali che non riuscivo a contenere», ha risposto il 20enne. «La colpa è solo e soltanto mia, non delle vittime».

Il giovane, che con la sorellina e l'amica della sorella ha avuto anche rapporti completi, ha poi ammesso che agiva utilizzando la forza e la minaccia, sfruttando la sua posizione di superiorità e incutendo paura nelle bambine. «Non so perché non riuscivo a trattenere le mie pulsioni, forse mi mancava una valvola di sfogo», ha dichiarato.

Dal punto di vista psichiatrico è stato rilevato che l'imputato presenta un importante rischio di recidiva ed è affetto da un disturbo di personalità misto con tratti schizotipici e schizoidi.

«Ha agito in modo viscido e violento» - «La famiglia viene da sempre considerata un luogo protetto, è il territorio degli affetti più immediati», ha esordito quindi la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. «Tra fratelli esiste un legame unico, irripetibile e straordinario, e proprio questo sentimento ha portato la sorella dell'imputato a non denunciarlo». Il 20enne «è però riuscito a spezzare questo legame, senza alcuna considerazione per i sentimenti della sorellina, abusando della sua fiducia e agendo in modo viscido e in parte violento».

«Per lui erano prede molto facili» - La pubblica accusa ha quindi evidenziato come il giovane abbia concentrato le sue attenzioni su «prede molto facili, a portata di mano, che poteva controllare e sottomettere», proprio perché la sorellina viveva nella sua stessa casa e la sua amica, che l'ha poi denunciato, era spesso loro ospite.

Per quanto riguarda invece l'accusa di pornografia, la procuratrice ha spiegato che dall'esame del computer e dei telefoni del 20enne sono emerse svariate immagini delle sue vittime, come anche 560 rappresentazioni pornografiche vertenti su atti sessuali con minorenni.

«I reati più gravi li ha commessi da minorenne» - Ciononostante, osserva Lanzillo, «i fatti per così dire meno gravi l'imputato li ha commessi da maggiorenne, mentre i reati più gravi da minorenne. Questo configura una differenza importante dal punto di vista della commisurazione della pena».

«Giocava sul fatto che erano piccole» - La parola è poi passata ai rappresentanti delle vittime. «L'imputato ha abusato di tutte le bambine che poteva raggiungere per soddisfare i suoi istinti», ha sottolineato l'avvocato Andrea Cantaluppi. «Giocava sul fatto che erano piccole e che se avessero parlato sarebbe stata la loro parola contro la sua».

La difesa, dal canto suo, ha proposto una pena non superiore ai tre anni sospesa in favore di un trattamento stazionario.

L'avvocato Sandra Xavier ha sottolineato come «sono passati oltre 11 mesi dal giorno del suo arresto, e oggi l'imputato è un altro ragazzo. È realmente cambiato e si presenta in quest'aula completamente reo confesso».

«Lui stesso era poco più di un bambino» - Per la difesa «non si può inoltre non evidenziare che i primi atti sono stati commessi quando l'imputato era poco più di un bambino, aveva 12 anni, e gli ultimi quando ne aveva 18».

«La maggior parte di questi atti, e indubbiamente quelli più lesivi, sono quindi stati commessi quando l'imputato era ancora minorenne», viene evidenziato, il che, dal punto di vista della ponderazione della pena, ha un peso importante. «Va infine tenuto in considerazione che il perito gli ha riconosciuto una lieve scemata imputabilità».

A chiudere il dibattimento è stato infine l'imputato stesso: «Mi scuso con le vittime per tutto il male che ho fatto».

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