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CANTONEViolentò ferocemente la compagna: «Sì, sapevo che non era consenziente»

25.05.23 - 12:16
Accusa e difesa propongono la scarcerazione immediata dell'imputato, che ha scontato undici mesi di detenzione, più una pena sospesa.
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Violentò ferocemente la compagna: «Sì, sapevo che non era consenziente»
Accusa e difesa propongono la scarcerazione immediata dell'imputato, che ha scontato undici mesi di detenzione, più una pena sospesa.

BELLINZONA - «Avevo bevuto, come coppia non stavamo andando bene e ho perso il controllo della situazione. Questo mi ha portato a fare quello che ho fatto». È con queste parole che il 36enne del Sopraceneri oggi alla sbarra alle Assise criminali di Lugano giustifica l'aggressione sessuale da lui messa in atto a maggio 2022 ai danni dell'allora compagna. L'uomo, che in altre occasioni ha picchiato e segregato la sua vittima, chiudendola a chiave in camera e privandola del suo cellulare, deve rispondere di coazione sessuale ripetuta, sequestro di persona e rapimento ripetuto, coazione ripetuta, lesioni semplici e vie di fatto reiterate.

Sia accusa che difesa hanno chiesto la scarcerazione immediata dell'uomo, che ha scontato 11 mesi di detenzione. In aggiunta l'accusa ha chiesto una pena di due anni sospesa condizionalmente, mentre la difesa è disposta ad accettare una pena sospesa anche maggiore, fino a cinque anni. La sentenza è attesa per le 15.30.

«Non ho scusanti» - La sera dei fatti, è emerso grazie alle registrazioni audio fornite dalla donna, di ritorno da una festa l'imputato ha costretto la sua partner, umiliandola e imponendosi con la forza, ad avere rapporti sessuali di svariato tipo con lui. Questo, nonostante lei piangesse e lo implorasse incessantemente di smettere. «Ho sbagliato, lo so, e non ho scusanti», commenta il 36enne. Ma il giudice Amos Pagnamenta vuole vederci chiaro: «Lei aveva capito che non era consenziente?». «Sì», ammette.

«Anche dopo l'accaduto parlavamo di matrimonio» - «Perché, dunque, all'inizio dell'inchiesta lei ha continuamente mentito dicendo che si era trattato di un rapporto consensuale?», lo incalza Pagnamenta. «In seguito ai fatti abbiamo continuato la relazione, avevamo rapporti e parlavamo di matrimonio. Questo mi ha fatto capire male quello che era successo». 

Il 36enne, ha rilevato la perizia psichiatrica, soffre di disturbo borderline della personalità, ha disturbi comportamentali legati al consumo di alcol e presenta tratti narcisistici. Il rischio di recidiva è stato giudicato di grado medio. L'imputato, ciononostante, si dice cambiato: «Ora che sto facendo un percorso di terapia sono consapevole delle mie fragilità e delle mie debolezze e so come affrontarle».

L'accusa - La parola passa poi all'accusa. «Quanto commesso dall'imputato è grave, soprattutto considerando la noncuranza nei confronti della vittima da lui dimostrata nell'atto», così la procuratrice pubblica Valentina Tuoni. La pp. sottolinea però come i fatti siano avvenuti in una dinamica di coppia e chiede la scarcerazione immediata del 36enne, più due anni sospesi con la condizionale.

«La consapevolezza non c'è» - «La violenza sessuale commessa presenta tratti sadici e perversi. Nell'agire dell'uomo, e l'ha ammesso lui stesso, è emersa la volontà di punire la vittima, che lo voleva lasciare», sottolinea dal canto suo la rappresentante dell'accusatrice privata Demetra Giovanettina, chiedendo un risarcimento per torto morale pari a 13mila franchi. «L'imputato inizialmente ha negato tutto, e ancora oggi è lontano dall'aver preso consapevolezza di quanto da lui fatto», conclude.

La difesa - «"Io ho amato tantissimo questa donna, volevo sposarla e fare una famiglia con lei. Ho fatto schifo e sono deluso da me stesso"». È così, citando l'imputato, che l'avvocato Marco Masoni apre la sua arringa difensiva. «I fatti sono gravi, sì, ma l'accusato, salvo qualche difficoltà iniziale, li ha ammessi ed è sinceramente pentito», sottolinea. Il rapporto sessuale consumatosi quella notte, «si è composto da atti costrittivi che si sono rapidamente susseguiti e sono derivati da un'unica decisione», sostiene Masoni. «La coazione sessuale è quindi da ritenere come un'unica azione, e non ripetuta». Per quanto riguarda invece il sequestro di persona, «la dottrina ci dice che non è portato a termine se la persona ha una via di uscita. E la vittima, trovandosi al piano terra dell'abitazione, poteva uscire in ogni momento dalla finestra».

«Seppur ingiustificabile, il comportamento dell'imputato deve inoltre essere inserito in un momento di grave smarrimento», conclude la difesa, chiedendo che l'uomo, che ha scontato 11 mesi di prigione, venga ora scarcerato e che il resto della pena venga sospesa condizionalmente.

A chiudere il dibattimento è infine il 36enne: «Chiedo scusa alla mia ex compagna per quello che ho fatto, oggi sono un uomo diverso, la persona entrata in carcere non c'è più».

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