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CANTONEEx allenatore HCL, l’accusa chiede otto anni: «Centinaia di atti sessuali»

01.06.21 - 16:35
Una figura idolatrata che «preparava il terreno per giochi, che giochi non erano».
Ti Press (archivio)
Ex allenatore HCL, l’accusa chiede otto anni: «Centinaia di atti sessuali»
Una figura idolatrata che «preparava il terreno per giochi, che giochi non erano».
Una colpa «particolarmente grave» per il Ministero pubblico, perché ripetutasi su un lungo arco temporale.

LUGANO - Otto anni di detenzione. Questa la pena richiesta dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli per l’ex allenatore dell’HCL, alla sbarra per abusi su minori. «Ha agito per lussuria, per egoismo, per godimento, mettendo in atto in casa sua quei video pedopornografici che guardava».

Bugie - Per dimostrare la scarsa trasparenza dell'imputato nell’ammettere i fatti, l’accusa ha esordito citando la vittima che fa parte del nucleo familiare del 57enne: «Aveva detto che io ero stato l’unico. Questa sua affermazione per me era stata un sollievo, tanto che avevo deciso di non dire niente a nessuno».

I giochi - Il 57enne sarebbe inoltre stato considerato dal minorenne suo familiare come un idolo, «un idolo che preparava il terreno per nuovi giochi, che giochi non erano», così Borelli. «Mi chiedeva», queste le parole dell’allora bambino, «se mi ero mai masturbato sotto la doccia, o se mi fossi mai disegnato sul pene con dei pennarelli, e lo faceva anche lui di fianco a me, per poi toccarsi».

Una trappola - L’uomo, secondo il Ministero pubblico, utilizzava una strategia precisa nell’adescare i ragazzini: «si mostrava sempre disponibile, offrendo passaggi, cene, aiuto per i compiti eccetera».

Incongruenze - Diverse inoltre le inconsistenze, secondo l’accusa, nei racconti rilasciati dall’imputato, così come i supposti vuoti di memoria. A tal proposito, Borelli fa riferimento a una sua dichiarazione che risale al 2016: «Questa cosa di non ricordare mi fa un po’ paura». La vittima del suo nucleo familiare ha riferito poi, continua la Pp, di centinaia di atti, mentre per l’uomo sarebbero stati «al massimo una quarantina».

Responsabilità - È arrivata solo tardivamente da parte dell’uomo, sottolinea l’accusa, l’ammissione di aver preso l’iniziativa in numerosi atti sessuali, il che indicherebbe «che l’imputato vuole dare a un bambino la colpa di quel che è successo».

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