Afghanistan colpito al cuore. Una giovane poetessa e un venditore di kebab uniti da un unico dolore.
I talebani e l'Isis seminano il terrore. Lo sfogo di chi è costretto a vivere la tragedia da lontano: «Non siamo tutti così. Siamo brave persone».
LUGANO - Dall'assalto all'università di Kabul all'attacco a una base di polizia. Morti, morti e ancora morti. Tra talebani e Isis, non c'è pace per l'Afghanistan. E non c'è tregua neanche per le decine di afgani che vivono in Svizzera. «Vorrei che il mondo capisse come è doloroso essere afgano in questo momento – sospira Zahra Hassani, 19enne afgana che vive a Locarno –. Continuare a sentire certe notizie provenienti dal proprio Paese è tremendo».
Una terra lacerata dalla violenza – Sono praticamente 20 anni che l'Afghanistan è lacerato dalla violenza. Negli ultimi mesi, nonostante si parlasse di possibili accordi di pace tra Governo e talebani, gli episodi estremi sono aumentati. A poco sembrano essere serviti, finora, i proclami di mediazione degli Stati Uniti lanciati già la scorsa estate.
Interessi internazionali – L'Afghanistan ha un alto valore geopolitico sullo scacchiere mondiale: oltre agli USA attira gli interessi di potenze come Cina, Russia e Iran. E visto che il Paese vive nella morsa del terrorismo, c'è anche l'aspetto della sicurezza a destare preoccupazione su scala internazionale. Tutto questo, però, sembra non potere contrastare la furia dei talebani e dell'ISIS, che continuano, incontrastati, a seminare odio e cadaveri.
La giovane poetessa – L'attentato all'università di Kabul ha colpito al cuore Zahra Hassani. La giovane afgana è nota in Ticino per avere realizzato "Libera", un libro di poesie ispirato alla sua esperienza di vita. «Ho scritto una poesia anche dopo questo ennesimo attentato. È difficile spiegare cosa provo in questo momento. Soffro così tanto che mi sembra di non provare più niente».
Il padre di famiglia – Sadegh Arabzade, classe 1975, ha un negozio di kebab e pizze da asporto a Giubiasco, dove vive coi figli e con la moglie. «A me spiace che per colpa di questi episodi terribili, il resto del mondo magari pensi che tutti gli afgani sono violenti o estremisti. Non è così. Noi non condividiamo il comportamento dei talebani. Questa gente è contraria allo studio, non vuole che la popolazione afgana si evolva».
Il sogno – «Tutto questo dolore – riprende la giovanissima Zahra – aiuterà noi ragazzi afgani a non dimenticare i nostri obiettivi. Il nostro è un cammino verso la libertà. Un giorno vorrei aiutare il mio popolo. Per ora posso solo scrivere. Stanno uccidendo la nostra democrazia, stanno ammazzando i diritti umani. Non vogliono che la gente studi. Perché se la popolazione progredisce, diventa più intelligente. Al momento non possiamo fare niente. Ma un giorno, torneremo nel nostro Paese e insegneremo ai bambini come essere liberi. Io sono in Svizzera da 4 anni, sono purtroppo cresciuta in mezzo ai problemi. Però sono fiduciosa, penso che un giorno arriverà la luce».
Una nazione nel caos – Una luce che al momento resta ancora lontana, purtroppo. I miliziani dell’Isis in fuga dal Iraq e dalla Siria hanno reso la tensione ancora più alta. Di fatto, il popolo afgano è avvolto nel caos. «È davvero brutto – dice Sadegh –. Noi siano persone semplici. Avremmo solo voluto vivere una vita normale. Siamo stati costretti a lasciare tutto. Per fortuna che la Svizzera mi ha accolti benissimo. Siamo tanto grati alla Svizzera. Ma è normale che stiamo male ogni volta che pensiamo al posto in cui siamo nati».