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CANTONEStupro in bagno: chiesti fino a sette anni di carcere

15.01.20 - 14:55
La procuratrice pubblica ha sottolineato gli atteggiamenti processuali differenti dei due imputati. L’episodio è emerso da un messaggio vocale
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Stupro in bagno: chiesti fino a sette anni di carcere
La procuratrice pubblica ha sottolineato gli atteggiamenti processuali differenti dei due imputati. L’episodio è emerso da un messaggio vocale

LUGANO - Due giovani a giudizio, due atteggiamenti processuali completamente diversi. Da una parte un 26enne che ammette lo stupro di una ragazza di diciassette anni, avvenuto all’inizio del 2017. Dall’altra un 27enne che nega qualsiasi responsabilità, fornendo talmente tante dichiarazioni «da aver perso la credibilità».

Sono le parole della procuratrice pubblica Valentina Tuoni, che chiede una pena detentiva di sette anni e l’espulsione per il 27enne. E una condanna a cinque anni e due mesi, sospesa a favore di un trattamento, per il 26enne. Per quest’ultimo si tiene conto di una scemata imputabilità di grado medio. «La loro colpa è grave, hanno degradato la ragazza».

Il più giovane «ha ammesso tutto, in particolare dopo aver visionato il video dell’interrogatorio della vittima, che gli ha permesso di rendersi conto della gravità dei fatti» afferma l’accusa. E ricorda che il 26enne avrebbe portato la vittima in bagno su richiesta dell’imputato più anziano. Lo avrebbe fatto per paura. Hanno comunque «agito in gruppo».

Le dichiarazioni del 27enne, che sono più volte cambiate, non hanno invece trovato nessun riscontro. «Non è stato lineare e si è contraddetto, non spiegando lo stato della vittima né l’accusa di violenza carnale». E la sua versione è cambiata anche oggi in aula.

Lo stupro nel messaggio vocale - Lo stupro non è mai stato denunciato dalla vittima, una ragazza che all’epoca dei fatti si trovava in un periodo di difficoltà personali. Ma è venuto alla luce, come spiega la procuratrice pubblica nel suo intervento in aula, mentre gli inquirenti stavano indagando su una serie di atti sessuali con fanciulli. L’episodio di violenza è quindi emerso da un messaggio vocale presente sul telefono del 26enne. «La vittima ha poi raccontato quanto accaduto, un racconto lineare e coerente. E che le ha provocato dolore e sofferenza».

La procuratrice pubblica chiede inoltre la conferma di tutte le accuse nei confronti dei due imputati. Non si parla unicamente di violenza carnale e coazione sessuale. Per il 26enne si tratta anche, in particolare, di atti sessuali con fanciulli, pornografia ed esercizio illecito della prostituzione. Per il 27enne di minaccia e vie di fatto.

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