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LUGANO Il patrigno abusatore: «Non mi rendevo conto di quello che facevo»

04.09.19 - 18:20
L’imputato sessantenne si contraddice più volte in aula ricostruendo gli innumerevoli atti sessuali inflitti alla vittima minorenne
Depositphotos (evgenyataman)
Il patrigno abusatore: «Non mi rendevo conto di quello che facevo»
L’imputato sessantenne si contraddice più volte in aula ricostruendo gli innumerevoli atti sessuali inflitti alla vittima minorenne

LUGANO - In coda a una lunga giornata arriva il momento centrale, ovvero la lettura dei singoli capi d’accusa, quell’imprecisato numero di atti sessuali (tra i 12 e i 17, secondo la ricostruzione del procuratore pubblico Nicola Respini) compiuti dal 60enne sulla figliastra minorenne, dal novembre 2016 al dicembre 2018.

La giudice Francesca Verda Chiocchetti chiede all’imputato come reagì la ragazza la prima volta: «Si è ribellata un po’. Mi ha dato un pugno». Ma il pugno al basso ventre ci fu in occasione del secondo atto sessuale, una decina di giorni dopo. L’imputato continua ad essere confuso: «Ricordo che era sorpresa. Perché non se lo aspettava. Prima che me lo dicesse non mi sono accorto che lei non voleva. Stava armeggiando con il telefonino anche durante l’atto» sostiene l’imputato. Anche mentre l’uomo stava toccandola sotto le mutande?, gli viene chiesto: «Sì». In realtà fin da subito la ragazza si oppone e dice «basta ora», e il patrigno risponde: «È ora di prepararsi per andare a scuola». Un “basta ora” che l’uomo infrangerà successivamente svariate volte, per quasi due anni: «Non so perché» dice in aula il 60enne. «La accarezzavo per vedere la sua reazione. Per vedere se si ribellava o lasciava fare».

Sul fatto che la ragazza armeggiasse con il telefonino durante l’atto sessuale il procuratore fa notare che questa presunta indifferenza non si concilia con la reazione di rifiuto: «È contraddittorio» sottolinea il magistrato.

Gli appelli della giovane a smetterla sono una costante di tutti gli atti sessuali subiti e ricostruiti nell’atto d’accusa: «Dai lascia», «smettila», «vai via», «che cazzo stai facendo».

L’uomo banalizza: «Risposi scherzando che con un pugno così non poteva farmi male». Ma cade in contraddizione ammettendo di aver capito che la ragazza non gradiva.

In aula il 60enne riconferma di essersi fatto masturbare, in un paio di occasioni, dalla minorenne. Un fatto che la vittima ha però negato. «Come faceva la ragazza a masturbarla se ha riferito che teneva le mani sul telefonino durante tutti gli atti?», lo incalza la giudice: «Aveva lasciato il telefonino» risponde l’imputato. 

Quest’ultimo ammette sostanzialmente tutti gli atti compiuti, tranne su un punto in particolare dove l’atto d’accusa cita la penetrazione avvenuta mentre la ragazza dormiva. Per l’imputato sarebbe stata sveglia entrambe le volte. «Presumo che le congiunzioni carnali siano avvenute a maggio-giugno 2017» ricorda. E aggiunge: «Non mi rendevo conto di quello che facevo e di cosa questo comportava». L’avvocato Marco Masoni, per l’accusa privata, incalza l’imputato chiedendogli se è consapevole della gravità degli atti compiuti: «Quello che facevo non è giustificabile - la risposta dell’uomo -. Ma non mi rendevo conto delle conseguenze penali e del male che facevo alla ragazza». Una risposta che lascia assai perplessa la giudice.

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