Un residente di via Stefano Franscini sollecita più volte l'intervento dell'APUS. Invano. «Alla fine, ho dovuto soccorrerlo io», dice. I volontari: «Non possiamo fare miracoli»
LOCARNO – Un piccolo gabbiano abbandonato sul tetto di una casa di Locarno, in via Stefano Franscini, dalla sua "famiglia". È rimasto lì per due giorni. Nessuno, nonostante i solleciti di B.R., inquilino che abita nel palazzo di fronte, è intervenuto. In particolare l'Associazione Protezione Uccelli Selvatici (APUS). «Mi dicevano che andare sul tetto era troppo pericoloso – sostiene B.R –. Sono scandalizzato».
Un’associazione senza stipendi – Il cittadino locarnese avrebbe messo a dura prova i volontari dell'APUS, con continue chiamate. «È vero – ci spiega una volontaria –. Ci ha chiamati varie volte. Ma la nostra è appunto un'associazione basata sul volontariato, siamo solo in quattro persone e non siamo stipendiati da nessuno. Copriamo le spese grazie a donazioni. Facciamo del nostro meglio, in tutto il Ticino».
Situazione di pericolo – La situazione di Locarno, tuttavia, era piuttosto particolare. «Il tetto era bagnato – riprende la volontaria –, dunque scivoloso. Era una situazione di pericolo anche per noi». A un certo punto, dopo oltre 48 ore, il gabbiano è caduto dal tetto. E B.R. l'avrebbe prontamente soccorso. È lui stesso a raccontarlo. «A quel punto, ho richiamato l'APUS per chiedere di venire a prenderlo».
Invito alla calma – Il gabbiano, che ha un'ala contusa, ora si trova "in cura" presso il centro dell'APUS di Intragna (Calezzo). «Era caduto dal nido – conclude la volontaria –. Ed è già piuttosto grande. Forse anche per questo i genitori l'hanno abbandonato. Questa esperienza ci permette di rinnovare l'invito alla calma nei confronti delle persone che ci chiamano. A volte uno non si rende conto che non possiamo fare miracoli e perde il senso della misura».