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LUGANO«La morte dei vicini? Per lui era un danno collaterale»

11.04.18 - 12:14
Nel processo a un 57enne per il rogo di via Franzoni a Locarno, l’accusa chiede una pena di 9 anni, sospesa a favore di un trattamento in una struttura chiusa. La difesa: «Non voleva uccidere»
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«La morte dei vicini? Per lui era un danno collaterale»
Nel processo a un 57enne per il rogo di via Franzoni a Locarno, l’accusa chiede una pena di 9 anni, sospesa a favore di un trattamento in una struttura chiusa. La difesa: «Non voleva uccidere»

LUGANO - «Gli inquilini della palazzina hanno seriamente rischiato la vita, ma per l’imputato la loro morte sarebbe stata solo un danno collaterale». Lo sottolinea la procuratrice pubblica Chiara Borelli, che davanti al giudice Marco Villa chiede una pena di nove anni, sospesa a favore di un trattamento psichiatrico in una struttura chiusa. L’imputato, 57enne assente in aula accusato di tentato assassinio e incendio intenzionale, «senza scrupoli» aveva dato fuoco allo stabile in cui viveva in via Franzoni a Locarno, «poiché a suo dire l’amministrazione non funzionava e gli altri inquilini non rispettavano le regole». Un fatto, questo, che risale allo scorso anno. «Ma già nel 1996 in cinque lettere aveva annunciato una strage, che però non si è concretizzata: il rischio di recidiva è elevato».

«L’esplosione ha evitato il dramma» - Erano le prime ore del 2 marzo 2017, quando il 57enne - che secondo la perizia psichiatrica soffre di un disturbo paranoide della personalità - aveva messo in atto un piano che considerava come una vendetta. «Soltanto un’inattesa esplosione notturna ha evitato il dramma, svegliando gli inquilini che in quel momento stavano dormendo» afferma la procuratrice, aggiungendo: «Inquilini che trovando il vano scale invaso dal fumo si sono sentiti soffocare, intrappolati».

«Pronto a uccidere la convivente» - E Borelli ricorda anche che l’imputato aveva pronte all’uso delle armi, con cui avrebbe ucciso la convivente. «Perché lui aveva intenzione di uccidersi e riteneva che la donna senza di lui non poteva vivere». Un’azione che non ha portato a termine, anche in questo caso verosimilmente a causa dell’esplosione.

La difesa: «Non voleva la morte degli inquilini» - In difesa del 57enne, l’avvocato Deborah Gobbi parla di «gesto dimostrativo nei confronti dell’amministrazione dello stabile». Il suo assistito non avrebbe messo in conto l’eventuale morte degli altri inquilini della palazzina: «Ha dichiarato di essersi immaginato un incendio di dimensioni ridotte». Secondo la legale dovrebbe dunque cadere l’accusa di tentato assassinio, anche per quanto riguarda il presunto piano di uccidere la convivente. «Constatando un incendio di dimensioni mai ipotizzate da lui, il 57enne si era sentito appagato» conclude, chiedendo che la pena sia sospesa e non superiore ai quattro anni.

Le richieste di risarcimento - L’avvocato Felice Dafond, rappresentante degli accusatori privati, fa leva sulla situazione di pericolo con cui gli inquilini quella notte del 2 marzo si erano dovuti confrontare. «Sono persone, soprattutto i bambini, che a diversi mesi dai fatti ancora soffrono». E avanza le loro richieste di risarcimento.

La sentenza è attesa per oggi a partire dalle 17.30.

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