Il racconto della zia: «Si era perso, ha sbagliato strada, ed è stato investito. In Ticino aveva trovato amici e persone generose»
PRATO LEVENTINA - Si chiama Matteo Colognesi il 36enne di Alzano Lombardo investito mortalmente nella tarda serata del 16 novembre sull’A2, nella zona di Varenzo, frazione di Quinto. Contrariamente a quanto reso noto fino ad ora, in Ticino si trovava per lavoro. Qui, stando a quanto riferisce sua zia, S.A. «da alcuni mesi faceva il pastore e il giorno dopo la tragedia sarebbe dovuto partire per sei mesi in alpeggio col suo capo».
Come tanti bergamaschi aveva lasciato l’Italia cercando la sua strada, «la sua dimensione - spiega la donna al portale Bergamonews -, per riscattarsi da un luogo che non gli ha voluto troppo bene. Lassù aveva trovato amici e persone generose. Matteo, adesso che è morto, ha bisogno solo di essere salutato con il giusto rispetto, quel rispetto che forse non ha troppo ricevuto quando era ancora in vita».
Ma come sono andati i fatti? La zia sembra avere le idee chiare: «Non aveva la macchina. Era uscito da un bar, gestito tra l’altro da una donna originaria di Colere (piccolo comune della provincia di Bergamo ndr), intorno alle 19.30 ed è stato accompagnato in auto da due persone. Lo hanno fatto scendere in prossimità della stazione».
Le due persone dovrebbero essere gli agenti della polizia cantonale che, prelevato il 36enne - come già reso noto - lo avrebbero portato a Varenzo. «Ha proseguito a piedi, ma essendo buio e lui notoriamente privo di senso dell’orientamento, visto che era un classico che si perdesse, ha sbagliato l’imbocco della strada che normalmente prendeva verso un ponte e da lì a casa sua. Quando ha capito di esser sulla via sbagliata ha deciso di tornare indietro, ma sfortunatamente si è trovato sul tratto che incrocia l’autostrada dove è arrivata l’auto che lo ha investito».