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BELLINZONATragedia in via San Gottardo: i bambini affidati a una parente

04.07.17 - 14:13
Una vicina ha incontrato la famiglia qualche ora prima del delitto: «Erano tranquilli, tutti e 4 insieme»
tio.ch/20 minuti
Tragedia in via San Gottardo: i bambini affidati a una parente
Una vicina ha incontrato la famiglia qualche ora prima del delitto: «Erano tranquilli, tutti e 4 insieme»

BELLINZONA - In via San Gottardo, poco prima di mezzogiorno, un'ambulanza della Croce Verde e la Polizia comunale hanno fatto ritorno dopo i tragici avvenimenti di questa notte per far visita ad un'abitazione al civico numero 6.

Qui abita una connazionale (forse cognata) della 24enne eritrea morta dopo essere precipitata dal quinto piano dello stabile vicino. «Sono le uniche due famiglie eritree in questi condomini», spiega una vicina.

Gli agenti sul posto si confrontano tra loro. Il dolore e le tradizioni culturali, sommate alle difficoltà linguistiche - non è ancora stato trovato un interprete -, non gli consentono di svolgere il loro lavoro. Nell'appartamento in questione, intanto, si sono radunate 12 persone, tra cui 4 donne e diversi bambini piccoli. 

I figli della vittima, invece, sono stati portati in ospedale già nella notte dagli assistenti sociali. Ora sembra siano stati affidati alla connazionale, che certamente ha con loro un forte legame di parentela. Ci sarebbero quindi anche dei bambini al civico 6, dove si piange per il lutto e per una tragedia che ha spezzato una famiglia.

«Poveri piccoli. Loro dormivano - racconta una vicina di casa -. Ma può essere che con tutte quelle urla non si siano svegliati? Hanno 4 e 2 anni, sono bellissimi». La signora è scossa e ha la voce strozzata: «Mi ero addormentata sul divano. Ho detto a mio marito di abbassare la televisione, ma le urla venivano da fuori. Sono uscita sul balcone e c'era il marito che faceva il matto. Guardo giù... Sull'asfalto la ragazza, nel sangue. Indossava solo le mutandine e una canottiera. Proprio ieri li avevo incontrati attorno alle 19. Andavano al parco, lei, lui e i due bambini. Ci siamo salutati come sempre. Solo "buongiorno" e "buonasera"».

Fuori dall'immobile si è riunito un gruppo di connazionali. Non parlano italiano e non vogliono parlare. Sono scossi. Solo un ragazzo commenta, lapidario: «Hanno sbagliato. Hanno sbagliato tutto. E i bambini ora sono rimasti soli».

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