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CANTONEArgo 1, il Cantone precisa: «Non ci fu rischio di tubercolosi sui bus»

15.03.17 - 19:30
Il DSS fa chiarezza sulla vicenda riguardante alcuni richiedenti l'asilo ritenuti tubercolotici: «La popolazione non è mai stata in pericolo. Le analisi avevano escluso i rischi di contagio»
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Argo 1, il Cantone precisa: «Non ci fu rischio di tubercolosi sui bus»
Il DSS fa chiarezza sulla vicenda riguardante alcuni richiedenti l'asilo ritenuti tubercolotici: «La popolazione non è mai stata in pericolo. Le analisi avevano escluso i rischi di contagio»

BELLINZONA - In seguito alla notizia odierna - apparsa su Ticinonline/20Minuti - riferita ad alcuni richiedenti l’asilo recatisi a Locarno per analisi supplementari in relazione ad un caso di tubercolosi – il Dipartimento della sanità e della socialità ed il Medico cantonale completano le informazioni finora parziali: la trasferta con i mezzi pubblici è avvenuta dopo aver effettuato delle analisi in loco che hanno escluso qualsiasi rischio di contagio per la popolazione e per i passeggeri.

«La tubercolosi è una malattia trasmissibile, ma contagiosa esclusivamente durante la fase cosiddetta “aperta” - sottolinea il DSS in una nota giunta in serata -. Anche in questa situazione, un contagio è possibile unicamente a seguito di un’esposizione ripetuta di ore accanto ad una persona contagiosa».

A tale proposito il DSS rimanda alla risposta fornita all’interrogazione 194.14 (I casi sospetti di tubercolosi tra gli asilanti come vengono gestiti dalla nostre autorità?), nella quale è in particolare stato precisato che «la trasmissione di tubercolosi non avviene durante le attività di vita sociale come, ad esempio, andare in bus o fare la spesa, ma richiede un contatto ravvicinato, prolungato di ore passate assieme in spazi chiusi».

«Secondo le abituali procedure a tutela della salute pubblica, in presenza di un caso sospetto è previsto l’isolamento in una stanza singola fino alla diagnosi definitiva - prosegue il comunicato stampa -. Oltre alle precauzioni per il personale medico, in caso di tubercolosi contagiosa confermata il paziente rimane in isolamento fino alla fine del trattamento. A complemento della cura del malato, viene inoltre svolto un esame ambientale, volto a verificare se nei contatti stretti della persona malata si sono verificati dei contagi».

Nello specifico, nel maggio 2016 il medico di riferimento per i richiedenti l’asilo ospiti della struttura della protezione civile di Peccia ha effettivamente constatato un sospetto caso di tubercolosi, immediatamente segnalato al Medico cantonale. «Il paziente è stato trasportato individualmente presso l’Ospedale La Carità di Locarno dove, confermata la diagnosi, è stato trattenuto e messo in isolamento fino al superamento della fase aperta (contagiosa)», prosegue la nota.

Come da prassi, al fine di escludere il rischio di contagio presso i richiedenti l’asilo che dividevano la camera con la persona malata, l’Ufficio del Medico cantonale ha incaricato la Lega Polmonare Ticinese, partner abituale per lo svolgimento dell’indagine ambientale – che consiste in un prelievo di sangue - avvenuta in concreto direttamente presso la struttura di Peccia. Dopo tale prelievo, secondo i protocolli, si è proceduto alla convocazione per un esame radiologico al torace, presso il Dispensario antitubercolare a Locarno.

La trasferta citata negli articoli oggi pubblicati, quindi, è effettivamente avvenuta: «ciò però al fine di valutare se le persone interessate corressero il rischio di contrarre la malattia, una volta escluso che potessero risultare contagiose. Il Medico cantonale era stato contattato e non aveva indicato necessità di trasporti particolari ed aveva escluso qualsiasi limitazione alla libertà di movimento delle persone interessate», conclude la nota.

Le autorità, i responsabili sanitari e tutte le persone di riferimento coinvolte hanno pertanto correttamente provveduto a rispettare le direttive, conformemente alla legge federale sulle epidemie, senza esporre la popolazione ad alcun pericolo.

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