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CANTONE"Stressati e ore di lavoro falsificate". Un militare vuota il sacco

15.09.14 - 10:23
A pochi giorni dall’incidente mortale di Airolo, un uomo ci racconta della vita da militare nelle truppe di salvataggio
Foto d'archivio (FVR / Franjo M.)
"Stressati e ore di lavoro falsificate". Un militare vuota il sacco
A pochi giorni dall’incidente mortale di Airolo, un uomo ci racconta della vita da militare nelle truppe di salvataggio

AIROLO - L’incidente mortale verificatosi martedì scorso ad Airolo, nel quale ha perso la vita una recluta di 21 anni alla guida di un autocarro militare, ha determinato reazioni tra i colleghi. Seppure la dinamica dell’incidente sia ancora al vaglio della Polizia e le cause avvolte nel dubbio, giunge in redazione la testimonianza di un autista militare che puntualizza alcuni aspetti critici e precari nelle modalità generalmente adottate.
“Tutti siamo a conoscenza dell’incidente di Airolo. Ma dal giorno dopo non è cambiato il ‘modo di fare delle compagnie’, una filosofia rischiosa che si basa sul concetto che le cose da fare vanno fatte a tutti i costi”.

Mancato riposo - La nostra fonte spiega meglio cosa intende: “Facciamo parte del battaglione che agisce in caso di catastrofe, interveniamo per recuperare le persone in difficoltà, in questi giorni stiamo per concludere il corso ripetizioni e, come sempre, l’organizzazione è quella che è. Abbiamo accumulato tantissimo ritardo e il problema è che i lavori che avevamo iniziato bisogna comunque concluderli, bisogna riconsegnare il materiale. Questa notte, per esempio, dopo due giorni di esercizio ci hanno mandato a dormire alla una. La sveglia era alle tre e mezzo. Quindi dopo poco più di due ore di riposo, gli autisti sono saltati sui camion per partire e consegnare il materiale alla destinazione fissata. Ogni autista su un cartellino deve segnare le ore di riposo, le ore di lavoro e le ore di guida con cui, in caso di controllo da parte della Polizia militare, può dimostrare di essere in regola. Bene, spesso gli autisti per poter essere in regola devono falsificare le informazioni, devono indicare di aver fatto le ore di riposo sufficienti anche se non le hanno fatte”.

L’ambiente condiziona - C’è di più. L’ambiente militare porta spesso i ragazzi a svolgere compiti in maniera anche irregolare per non essere definiti “deboli”. Secondo la nostra fonte “si vive in una situazione di compromesso. Le spiego, all’autista non viene chiesto o detto di falsificare il documento per le ore di riposo. La cosa è automatica, l’autista si sente quasi tenuto a farlo, spontaneamente, perché se non riesce a portare a termine il suo lavoro, sarebbe considerato ‘il cretino della compagnia’. Sono quelle brutte situazioni di forzatura che portano le persone a fare quello che non vorrebbero, né dovrebbero. Spesso si ride sul fatto che si dorme poco, ma chissà cosa faremmo se un autista si addormentasse alle due di mattina, sbandasse con 40 persone dietro sul ponte del camion e finisse fuori strada”.

Giovani senza esperienza - Ma come si diventa autisti degli autocarri militari? Quando a 17 anni si viene convocati dall’esercito per il reclutamento, c’è la divisione dei ruoli in base ad alcuni test, c’è chi farà il fuciliere, chi la truppa di salvataggio o l’autista. L’autista fa la scuola reclute come tutti, Per i primi mesi il corso è uguale agli altri, poi l’autista inizia il corso per le patenti del camion. “Magari questa persona, subito dopo,  dai 18 ai 27 anni farà l’università – spiega il nostro testimone – e nella vita civile non guiderà il camion. Ci si ritrova così con autisti che in civile sono studenti, non usano neanche l’auto durante l’anno, e poi per tre settimane devono guidare camion che pesano 32 tonnellate, autocarri a volte molto vecchi con gomme non adeguate. E si ritrovano a guidare di notte senza le ore necessarie di riposo. Per contro gli autisti veri, che in civile hanno le patenti adatte, al militare non possono guidare, perché non hanno l’abilitazione. E succede che assistiamo a scene da baraccone con ragazzi che tentano in maniera ridicola di fare una retromarcia con i rimorchi e non sanno cosa fare”.

Personale insufficiente -  Ma non c’è solo la mancanza di riposo e quella della pratica di guida. La nostra fonte spiega che spesso mancano anche le reclute, l’organico: “Si riposa poco soprattutto quando ci sono gli esercizi di battaglione, dove viene testata l’efficienza dei soldati. Sono esercizi che durano due o tre gironi con riposo a turni. Il battaglione ticinese è formato da quattro compagnie, Stato Maggiore, Compagnia uno, due e tre. Il problema è che ogni anno non c’è mai l’effettivo sufficiente, quindi ci si ritrova con una compagnia molto sottodimensionata e gli autisti sono meno dei veicoli a disposizione. Se ci fosse un organico giusto, i turni potrebbero essere rispettati. Ma con il personale a disposizione, non si rispettano, gli autisti sono sempre gli stessi ma i camion bisogna spostarli. C’è un problema strutturale, è una situazione precaria”.

Corsi di ripetizione - Altro elemento che viene denunciato è la leggerezza dei corsi di ripetizione. “Se un autista non guida per tre anni, perché rimanda le esercitazioni, partecipa ogni anno a un corso di ripetizione. Gli autisti vengono convocati per una giornata per fare il refresh sul veicolo. L’entrata in servizio è alle dieci a Bellinzona, si parte alle undici e si va a Isone a mangiare in caserma, si torna indietro e alle due si va via. In sostanza l’esercizio consiste nel partire con il camion, andare su, tornare in giù.  Ma gli esercizi più importanti non vengono fatti. Per esempio scendere con le ridotte sulla neve, o montare le catene”.

La responsabilità - Ma di chi è la responsabilità di tutto questo? Difficile dirlo: “In realtà –precisa ancora la nostra fonte -  c’è un ufficiale auto che avrebbe la responsabilità, ma viene scavalcato regolarmente dal Comandante di compagnia perché la decisone finale è la sua. Se c’è un lavoro da fare entro determinati tempi, va fatto e quindi l’ufficiale auto non può bloccare il lavoro. Purtroppo dietro i sorrisi ci sono queste situazioni da correggere. Nell’ambiente militare vale il detto delle tre C, ‘Comandare, Controllare, Correggere’, però nessuno controlla e nessuno corregge”.

Nello scorso anno sono stati registrati dalla cronaca almeno tre incidenti con veicoli militari, uno ad Airolo con persone a bordo, un secondo ad Ambrì e l’ultimo, mortale, ad Airolo.

 

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