Cerca e trova immobili

CAVIGLIANOAiutatemi a realizzare un sogno: regalarvi un museo con la mia vita dentro

08.08.14 - 08:00
Roberto Barboni, artigiano tornitore e scultore del legno, vuole finanziare il suo progetto con il crowdfunding. «Il mio scopo? Condividere con voi la mia passione»
Foto Davide Rotondo
Aiutatemi a realizzare un sogno: regalarvi un museo con la mia vita dentro
Roberto Barboni, artigiano tornitore e scultore del legno, vuole finanziare il suo progetto con il crowdfunding. «Il mio scopo? Condividere con voi la mia passione»

CAVIGLIANO - Per anni è stato soltanto un hobby. Difficile trovare il coraggio di trasformarlo in un lavoro, mentre nel mondo avanza la tecnologia e tu vorresti tanto, invece, tornare a fare come si faceva nel passato. Non che la tornitura del legno sia rimasta quella di una volta: si è evoluta assieme agli uomini e alla società, giura Roberto Barboni, che ha dovuto imparare quella che era un tempo prima di adattare all’oggi tecniche e strumenti. Quarantaquattro anni e studi da impiegato del commercio, «mi occupavo di sicurezza prima di diventare un artigiano». Investigazioni, per dirla con parole meno oscure. Poi la crisi, la paura di restare privo di clienti e di quattrini, «di finire in mezzo a una strada» assieme alla moglie e i due figli. Così, quattro anni fa, ha deciso di osare.

La plastica non potrà mai sostituire il legno - Oggi le sue mani intorno al tornio plasmano scodelle, piatti, vassoi, penne rigorosamente in legno: «noce, oppure pero e ciliegio per gli utensili della cucina, che non contengono sostanze tossiche». E quando imbracciano scalpello oppure motosega inventano sculture, da piazzare nel suo appartamento o vendere a chi le osserva online o nei mercatini del Ticino; oppure gliele commissiona. «I miei ultimi lavori? Un orologio pirografato, un’insegna del tipo da ranch, una casa per le tartarughe». Un grande gufo e il pardo che si trova alla rotonda di Locarno, simbolo del festival da lui declinato nel modo che più gli si addice. «Con il legno puoi fare di tutto. È un materiale atavico, accompagna da sempre l’uomo: la plastica non potrà mai sostituirlo». Lo trova nei suoi boschi, fra gli scarti degli amici giardinieri o fra le polemiche che nascono su Facebook. «Qualche settimana fa, a Ronco Sopra Ascona, hanno tagliato un albero di canfora, pregiato e ormai secolare, raro da queste parti: e io ne ho fatto quel pardo».

Il museo lo immagino così - Ragiona e spiega con tale smania da ragazzo che ben presto  viene meno l’interrogativo: perché mai contribuire finanziariamente alla realizzazione del suo sogno. «Un museo del legno, il primo nel Canton Ticino, al modo di quello che c’è già in Svizzera francese. Esporrà opere antiche e moderne, le attrezzature di una volta e quelle attuali, gli oggetti in legno che un tempo erano la norma nella vita quotidiana, una raccolta di essenze del posto e un'altra di quelle provenienti dal resto del mondo». Costo: 75mila franchi, da raccogliere attraverso il crowdfunding. Il progetto, da ospitare negli spazi di una vecchia stalla, giusto sopra a quello che sarà il suo nuovo atelier, è stato selezionato dall’ente regionale dello sviluppo del Locarnese e si trova ora su progettiamo.ch, piattaforma destinata a racimolare i fondi necessari. «Io ci ho già messo del mio. Se riceverò più soldi? Faremo qualcosa di ancora più bello. Magari percorsi nei boschi alla riscoperta delle piante, che nessuno ormai conosce più. Vi dico un segreto: nemmeno io. Mi date un pezzo di legno, vi so dire di che pianta si tratta. Ma le piante, invece, non le so distinguere altrettanto bene».

Anche lui aspira a diventare un pezzo da museo. «Nella torneria sottostante, potrò mostrare ai visitatori tutta la filiera del legno. Come la materia grezza si trasforma in qualcosa di essenziale». Un altro modo e originale per coltivare una passione, dopo averla trascurata per così tanti anni: nonostante i segnali nel destino. «Ho sempre avuto una buona manualità, fin da bambino. Mio padre era pittore, mi ha trasmesso la creatività. Io, però, ho sempre preferito partire da un materiale e lavorarlo». La sera dopo il lavoro, nel week end e nei dì di festa: per metà della sua vita il legno è stato solo questo, un ritaglio di tempo. «Ho cominciato comprando un piccolo tornio. Dopo breve tempo l’avevo già cambiato con uno più performante».  Ha letto libri, frequentato corsi, consultato internet e guardato video. «Il mio amore è sempre stato grande. Adesso voglio condividerlo».

Il legno sta tornando alla ribalta - Restituire il legno alle persone, che più non lo riconoscono come parte della propria storia. «Oggi la gente non sa quasi più nulla. Eppure fino a qualche tempo fa non potevamo farne a meno. Pian piano il legno è stato dimenticato. Ma di recente qualcosa è cambiato. Sta tornando alla ribalta». Scalpelli, tornio, frese, falegnameria: una riscoperta del passato che va di pari passo con la sensibilità ecologica in ascesa. «E che cosa, più del legno, è ecologico?».

Un museo per salvaguardare la memoria - Il primo oggetto da esporre sarà una sega a nastro di cent’anni fa. «Il resto va recuperato. Qualcosa, magari, sarà la gente a donarla». Perché un museo del legno, dice, è «un modo per salvaguardare la memoria. Ciò che sarà ricevuto verrà restituito: in termini di sapere, di cultura». Quella che raggruppa e unisce gli artigiani del Cantone, che ancora oggi creano pezzi unici con le proprie dita, mentre manipolano il legno, la pietra, la ceramica. «C’è chi crea gioielli in sasso, in metallo battuto, in carta. Chi si dedica alla calligrafia, chi al tombolo e all’uncinetto, chi fa decoupage con le sedie oppure vetrofusione». I soci dell’associazione Ar-Ti sono «oltre una cinquantina: qualcuno lo fa di mestiere a tempo pieno, qualcuno part-time, per i più è un passatempo». Sopravvivere «è dura». I giovani «sono sempre meno», la scelta di farne professione è un caso eccezionale. «È vero, il piccolo artigianato di questo passo rischia la morte. Prendiamo l’impagliatura delle sedie: chi la fa più, oramai?». Roberto Barboni non è vecchio, ma non si sente giovane: giovani casomai sono i suoi figlioli, una speranza nel futuro. Quando gli sovviene, sospira e sorride: «Chi lo sa, magari». 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE