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LUGANO"Così ho trovato lavoro grazie a una foto postata su Facebook"

07.07.14 - 10:31
Giovanni, 27 anni, e Emma, 26, hanno creato un gruppo chiuso su Facebook: i frontalieri non possono iscriversi
Foto Facebook
"Così ho trovato lavoro grazie a una foto postata su Facebook"
Giovanni, 27 anni, e Emma, 26, hanno creato un gruppo chiuso su Facebook: i frontalieri non possono iscriversi

LUGANO. Samantha, 21 anni, di Sant’Antonino, il suo attuale posto come impiegata di commercio l'ha trovato così, su Facebook. "Ero in disoccupazione, cercavo tramite agenzia, su internet, con il passaparola, niente". Un po' per caso, bazzicando tra i social network, Samantha si imbatte in un gruppo su Facebook, Ticino&Lavoro, dove "la gente pubblica foto o post su annunci e possibilità di lavoro di cui viene a conoscenza nei modi più disparati: per passaparola, leggendo il giornale, su internet, tramite i sindacati". Ed eccolo lì, l'annuncio fatto apposta per Samantha:  "Mi era sfuggito, era su un giornale, per fortuna qualcuno ha postato nel gruppo la foto dell'annuncio e... mi hanno assunta!"  

Il gruppo per chi cerca lavoro Il gruppo, che in 6 mesi ha registrato ben 1056 iscritti (a ieri) è nato dall'iniziativa di due giovani ticinesi: Giovanni Albertini, 27 anni, fisioterapista al Civico di Lugano, e Emma Janner, 26, farmacista fresca di master. «Qui in Ticino la situazione per i giovani in cerca di lavoro è disperata, ci siamo detti: dobbiamo fare qualcosa. Abbiamo iniziato a postare foto e link ad annunci in cui ci imbattevamo». Ne è nato il gruppo su Facebook, a cui possono iscriversi giovani (e non) in cerca di lavoro. Unico requisito: il domicilio in Ticino. 

Un passaparola tra 1000 persone «Quando ci imbattiamo in un’offerta su internet, sui giornali o sulla vetrina di un negozio, scattiamo una foto o copiamo il link e li condividiamo sul social network. Lo stesso fanno tutti i membri del gruppo» spiega Giovanni. Il meccanismo è quello del passaparola, un circuito chiuso, selezionato ma di massa. "L’idea è di offrire un canale parallelo a quelli ufficiali, perché spesso il lavoro lo si trova così, per conoscenza, aiutandosi l’un con l’altro" continua Giovanni. E la storia di Samantha lo dimostra. 

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