Cerca e trova immobili

CANTONEGiornalisti, un'inchiesta su di loro

16.06.14 - 13:16
Salari e condizioni di lavoro sotto la lente delle associazioni professionali
Giornalisti, un'inchiesta su di loro
Salari e condizioni di lavoro sotto la lente delle associazioni professionali

LUGANO - Per fare il punto sulle condizioni di lavoro nei media in Ticino, e cercare di dare una risposta ad alcune precise domande, ai membri delle associazioni professionali (ATG, SSM, Syndicom) è stato chiesto di compilare un questionario con una serie di domande inerenti soprattutto le condizioni contrattuali. Su 780 questionari spediti ne sono rientrati 192. Il campione è vasto, ma non è stato composto sulla base di parametri statistici. Non è quindi “rappresentativo”, nel senso che i dati raccolti, sebbene attendibili e corrispondenti a situazioni reali, non si presentano necessariamente nelle stesse identiche proporzioni nella realtà.

 

Per collocare le informazioni raccolte in un quadro più generale, e soprattutto per cercare di mettere a fuoco la direzione in cui si muove il mercato ticinese, è stato spedito un questionario anche agli editori. Purtroppo solo una piccola parte di loro ha risposto. Le informazioni sul mercato mediatico ticinese sono quindi state estrapolate da dati pubblicati. Un aspetto importante di questa ricerca riguarda il CCL per i giornalisti della stampa. Fino al 2004 nel settore della stampa erano in vigore due contratti collettivi di lavoro: uno per la Svizzera francese, e uno per la Svizzera tedesca e italiana, con parametri salariali diversi per le tre regioni. Mentre nella Svizzera francese il contratto collettivo di lavoro è sempre stato confermato, sia pure dopo

 

Salario medio - Un dato generale che emerge da questa indagine è la conferma del divario fra il salario dei giornalisti che lavorano in Ticino con quelli nel resto della Svizzera. Il salario mediano rilevato dalla nostra indagine è di Fr. 6’153, del 6.5% inferiore a quello medio svizzero di Fr. 6’558 rilevato nel 2007 per i giornalisti impiegati presso testate con una tiratura inferiore a 50’000 copie. Ancora più grande è il divario con il salario mediano svizzero dei giornalisti, che nel 2007 era di Fr. 7’200 (–17%).

 

Quattro categorie - I giornalisti ticinesi si possono suddividere in quattro grandi categorie, con accordi salariali e contrattuali di qualità decrescente:

– i dipendenti della RSI, che beneficiano di un Contratto collettivo di lavoro (CCL) firmato dalla Società svizzera di

radiotelevisione (SSR) e dal Sindacato Svizzero dei mass media (SSM);

– i giornalisti che lavorano per i quotidiani, che beneficiavano fino al 2004 di un CCL firmato per gli editori dall’Associazione Stampa Svizzera, e per i giornalisti dalle associazioni di categoria Federazione svizzera dei giornalisti (ora Impressum) e comedia (ora Syndicom);

– i giornalisti delle altre testate, in genere assunti con un contratto individuale, o che lavorano senza contratto;

– i giornalisti cosiddetti “liberi”, che vengono pagati “a pezzo”.

 

A questi si aggiunge, per il settore dell’audiovisivo, un importante numero di addetti che non lavorano direttamente per le testate, ma sono impiegati presso ditte fornitrici di servizi ai mass media veri e propri, come per esempio le agenzie fotografiche, e le ditte esterne che prestano personale o offrono servizi alla RSI.

 

Quotidiani - Nel settore della stampa si osserva un’erosione delle condizioni d’impiego. Anche i giornalisti dei quotidiani storici, che fino al 2004 beneficiavano di un contratto collettivo di lavoro non più rinnovato, ma a cui gli editori avevano promesso di voler continuare ad attenersi, subiscono un peggioramento delle garanzie contrattuali, soprattutto per quel che riguarda le condizioni salariali.

 

Il 51% dei giornalisti che hanno risposto al questionario ha un salario inferiore a quanto previsto dal CCL per la loro classe di anzianità professionale. Il 19% riceve una paga inferiore al minimo del 1° scatto salariale. Le condizioni contrattuali dei giornalisti che lavorano nell’audiovisivo privato sono meno vantaggiose di quelle dei colleghi della RSI e anche di quelle dei giornalisti impiegati dai quotidiani: il salario è mediamente inferiore, e sono più brevi le vacanze. Lo stesso discorso vale per l’online, dove si direbbe che la (ormai relativa) novità del mezzo rappresenti per molti editori una scusa per evitare di offrire condizioni d’impiego conformi a quelle del settore.

 

Esterni RSI - La più vasta area di precariato presente in Ticino riguarda i collaboratori esterni della RSI. Si tratta di più di un centinaio di persone la cui esistenza dipende da condizioni contrattuali molto deboli. Per gran parte di loro il,rapporto di lavoro è definito da contratti che, contrariamente a quanto prescrive l’articolo 19 della Legge federale sul collocamento e il personale a prestito, stabiliscono solo approssimativamente il periodo e la durata dell’impiego. Quanto ai collaboratori su chiamata, il precariato è dato per definizione.

 

Liberi giornalisti - Salvo poche eccezioni i giornalisti liberi, che hanno scelto di proporre il loro lavoro su di un mercato molto ristretto come quello ticinese, presentano una situazione molto fragile per quel che riguarda la possibilità di arrivare a un reddito che permetta di far fronte ai costi della vita senza disporre di altre fonti di entrata. Le tariffe pagate da gran parte degli organi di stampa sono molto lontane da quelle reputate accettabili per poter poter svolgere questo lavoro in Svizzera.

 

Donne - Un altro tema da approfondire è quello della disparità salariale fra giornalisti e giornaliste, tenendo conto anche della formazione e della posizione nell’azienda. Dall’indagine risultano differenze significative fra i salari mediani dei giornalisti e delle giornaliste di cui andrebbero messe a fuoco le ragioni. Nella stampa la differenza scapito delle colleghe è del 17%. Un’ipotesi potrebbe essere quella di una minore presenza femminile nelle posizioni di maggiore responsabilità: fra le circa 60 testate che abbiamo contato in Ticino, solo 10 sono dirette da donne. E alla RSI solo il 20,8% delle posizioni dirigenziali sono occupate da donne.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
ALLEGATI
Documento
NOTIZIE PIÙ LETTE